Perché il Papa ha indetto un Giubileo della Misericordia?
«Perché questa dolcissima parola – misericordia – dice tutto il “mistero” di Dio, dice tutto il “segreto” della storia d’amore di Dio con l’umanità, dice il “cuore” della persona e della vicenda di Gesù, dice addirittura il “baricentro” della missione della Chiesa nel mondo. Cominciamo da Dio. “Misericordioso” non è uno dei suoi tanti attributi, e neanche il primo, quello che farebbe da “testa di serie” a tutta la litania degli altri attributi, come onnipotente, immenso, santo… Misericordioso non è un aggettivo decorativo del nome di Dio, ma è un sostantivo, anzi è il suo nome proprio. È vero: quando noi recitiamo il Credo, il primo titolo che attribuiamo al Padre è “onnipotente”, ma, appunto, subito prima lo chiamiamo “Padre”. Domanda: potrebbe Dio essere Padre se non fosse prima di tutto e soprattutto “misericordioso”? Se per assurdo Dio fosse onnipotente ma non misericordioso, non sarebbe più Dio e non sarebbe più neanche onnipotente. Come potrebbe esserlo se non fosse anche capace di “farsi” misericordioso? Scriveva il “nostro” san Tommaso d’Aquino: “<+cors>È tipico dello stile di Dio usare misericordia, ed è proprio così che si rende sfolgorante la sua onnipotenza<+testo_band>”. Meditiamo, amici!»
Ma perché proprio adesso Francesco lancia questo Giubileo?
«Qui cito direttamente il Papa: “Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre”. In effetti, si potrebbe dire a uno: “Dimmi in quale Dio credi e ti dirò se e che cristiano sei”. Apriamo gli occhi: quante immagini deviate di Dio dilagano dappertutto e sono distanti anni-luce dal Dio di Gesù di Nazaret. Ne prendo due. Quella di un dio “neroniano”, una sorta di Giove inflessibile e implacabile, che si diverte a scagliare fulmini e saette contro i miseri mortali e se la spassa a distribuire tumori e incidenti a noi, poveri disgraziati. Ma oggi forse, più che l’immagine di un dio “padre-padrone”, va di moda quella di un “dio-nonno”, pacioccone e buonista, al quale va bene tutto e il contrario di tutto: il bene e il male, il bianco e il nero, la vittima e il carnefice. Ma queste “brutte copie” quanto deformano il volto vero del Dio vero?»
A questo punto si pone il problema di come combinare giustizia e misericordia…
«Viviamo in un mondo che è diventato uno sconfinato calvario: piccoli esseri umani abortiti, ragazzine/i abusate/i, anziani abbandonati, donne violentate, giovani indignati, adulti rassegnati, omosessuali derisi, detenuti dimenticati, malati bistrattati, migranti ghettizzati, senzatetto avviliti, cristiani perseguitati… E poi: vittime della tratta, del commercio di organi, del terrorismo fondamentalista, di pesanti “colonializzazioni ideologiche” (come il Papa ha definito la teoria del gender). E ancora: vittime di una usura soffocante, di una ottusa burocrazia, di una corruzione ripugnante… Quanti poveri crocifissi sui nostri calvari! Da tutto questo sconfinato oceano di miseria si alza un grido disperato: perché l’uomo deve essere tanto distruttore dell’uomo?»
Ma Dio da che parte sta?
«Dio Padre non sta dalla parte in cui lo vorremmo vedere noi: dalla parte dell’onnipotenza, della forza, dell’efficienza, ma dal lato meno visibile della croce, dal lato più fragile. Dio Padre è sempre dalla parte del Crocifisso. E dei tanti crocifissi della storia. La misericordia non va contro la giustizia: va oltre. È chiaro che chi sbaglia deve pagare e riparare. Ma la giustizia da sola non basta. Solo la misericordia può salvare la giustizia dal rischio di degenerare in ingiustizia. Perché punta su ciò che può apparire umanamente impossibile: la conversione del peccatore. A Rimini, davanti a una casa-famiglia dove dei detenuti fanno un cammino di recupero – l’abbiamo chiamata Università del Perdono – c’è uno striscione con una frase di Don Oreste Benzi: “L’uomo non è il suo sbaglio”. Certo, se è vero che “misericordia e giustizia si baceranno” (cfr Salmo 85), è altrettanto vero che il bacio della misericordia alla giustizia è un bacio che scotta! La misericordia di Dio non ha niente in comune con la pietà buonista, con la debolezza complice e con il calcolo interessato. Ma come non dare ragione al papa della misericordia. “La misericordia porta il suo frutto quando l’uomo, amato fino al perdono, diventa lui stesso misericordioso”».
Ha qualche suggerimento per vivere bene il Giubileo?
«A me pare che bastino e avanzino i tanti orientamenti – e tutti concreti! – che dà il Papa. Modestamente mi limito a un pensiero che vorrei proporre a me stesso e ai nostri amici lettori. Spesso viene da dire: “Se Dio è tanto misericordioso con noi, anche noi dobbiamo esserlo con gli altri”. Ed è giusto. Ma penso che ci sia una cosa che viene prima. Ed è la fede: credere che Dio è fatto tutto di misericordia. Ma ci crediamo davvero? Mi piace tantissimo la definizione dei cristiani che si trova nel Vaticano II: sono “quelli che guardano a Gesù e gli credono”. Ecco, dico a me e a quanti mi stanno leggendo: ogni giorno del prossimo Giubileo guardiamo a Gesù in croce. E di giorno in giorno diventeremo un po’ più misericordiosi. E… giubileremo per davvero!
Quale legame può esserci tra il Giubileo della Misericordia e la Missione Straordinaria che Rimini lancerà il prossimo 14 ottobre, festa del patrono San Gaudenzo?
«Il fatto di aver prolungato la preparazione della Missione straordinaria di un anno ci ha fruttato una coincidenza provvidenziale: quella appunto tra la nostra Missione e il Giubileo, indetto da papa Francesco. Nella lettera di indizione, il Papa raccomanda che tra gli eventi giubilari, siano previste anche delle Missioni al popolo. Ma oltre a questo particolare – che non mi sembra affatto da sottovalutare – è da richiamare che il messaggio dei due eventi è praticamente identico. Sia la Missione che il Giubileo vorrebbero favorire nelle persone e nelle comunità cristiane l’esperienza dell’incontro con Gesù, come la Misericordia di Dio fatta persona, e persona incontrabile oggi, perché fatta di carne umana, realmente e corporalmente viva qui, oggi, nella nostra vita e in questa nostra storia. È per questa sacrosanta ragione che il titolo-tema della nostra Missione sarà: “Missione-Misericordia – Vogliamo incontrare Gesù”».
Cosa consiglierebbe alle comunità riminesi per vivere bene e meglio il Giubileo?
«Mi limito a una raccomandazione globale: vivere la Missione con lo slancio del Giubileo e vivere il Giubileo con l’audacia della Missione. Non si tratta in fondo di un unico dono che è un po’ come una medaglia a due facce?».