La fede cristiana non è un insieme di norme, neppure una semplice “morale”, nasce dall’incontro con una Persona, con la p maiuscola. Non a caso si intitolano Incontriamo Gesù gli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi appena elaborati dalla Cei. Un testo ampio e articolato che si propone di orientare la pastorale, aiutandola a ridefinire i suoi compiti all’interno dell’azione evangelizzatrice della Chiesa, intesa come orizzonte e processo.
“La sua stesura – spiega >monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi –ha visto una consultazione amplissima, a livello di Conferenze episcopali regionali, ma non solo. Sono infatti oltre 250 i contributi scritti, mentre hanno partecipato ai vari momenti di riflessione circa 700 persone, segno di interesse verso la catechesi e l’evangelizzazione”.
Mons. Semeraro, perché questo titolo?
“Incontriamo Gesù si concentra specificamente sull’annuncio e la catechesi, ovviamente anche nei loro rapporti con l’insieme delle azioni pastorali. E, in questo, il titolo è espressione efficace dell’obiettivo: l’incontro di grazia con Gesù. Il verbo posto alla prima persona plurale sottolinea (come nei simboli di fede) la dimensione ecclesiale di questo incontro, intendendo mostrare sia la dimensione del discepolato sia la dinamica della testimonianza”.
Si tratta di un nuovo “Documento di base”, che sostituisce quello del 1970, o una sua rivisitazione?
“No, non è un nuovo «Documento base». Questo testo vuole aiutare le nostre Chiese locali ad avere uno slancio comune nell’annuncio del Vangelo. Gli Orientamenti, strutturati in quattro capitoli, descrivono l’azione evangelizzatrice della comunità cristiana e il primato della formazione cristiana di adulti e giovani (I cap.), si soffermano sul primo annuncio (II cap.), si concentrano sull’iniziazione cristiana (III cap.) e, infine, evidenziano il servizio e la formazione di evangelizzatori e catechisti, nonché degli Uffici catechistici diocesani (IV cap.). Alla fine di ogni capitolo vengono offerte alcune «proposte pastorali» affidate alle diocesi e alle parrocchie. Conclude il tutto un’appendice con un «glossario», vademecum dei concetti espressi negli Orientamenti anche ad uso delle iniziative di formazione”.
Quali i punti di forza del documento?
“Il documento presenta sette dimensioni che lo caratterizzano e, insieme, aprono a ulteriori sviluppi futuri. Anzitutto c’è un chiaro riferimento all’evangelizzazione in quanto orizzonte e processo. In secondo luogo, l’importanza del primo annuncio che vuole illuminare il cuore dell’uomo nei passaggi fondamentali e critici della vita. Terza dimensione è l’assoluta precedenza della catechesi e della formazione cristiana degli adulti e, all’interno di essa, del coinvolgimento delle famiglie nella catechesi dei piccoli. Quarta: La centralità della comunità nel processo di discernimento e progettazione dell’educazione nella fede. E, successivamente, l’ispirazione catecumenale della catechesi. Sesta caratteristica: la formazione dei catechisti e – in forma curriculare e permanente – la formazione dei presbiteri e dei diaconi. Infine la proposta mistagogica ai preadolescenti, agli adolescenti e ai giovani, caratterizzata da una non scontata continuità con la catechesi di iniziazione cristiana ma anche dalla considerazione della realtà di ‘nuovi inizi’ esistenziali. In tutto ciò s’inseriscono questioni di particolare attualità, come la scelta dei padrini e delle madrine (figure scelte, qualificate e valorizzate all’interno della comunità), o il valore del «mandato del vescovo», che esprime la ministerialità peculiare dei catechisti e, per questo, non dovrebbe essere generico o episodico”.
Esistono molti questioni aperte…
“Sono tante le questioni che necessariamente gli Orientamenti hanno lasciato aperte a ulteriori approfondimenti. L’invito è che questo testo, frutto di un paziente e lungo ascolto di molte istanze e anche di una paziente e attenta mediazione dell’Ufficio catechistico nazionale e della sua Consulta, non sia lasciato cadere invano. Ma sostenga il lavoro di chi, accanto ai vescovi, ha responsabilità nel formulare progetti diocesani e percorsi parrocchiali per l’annuncio e la catechesi a vari livelli. A partire dall’Ufficio catechistico diocesano, la cui assenza in alcuni territori non è più tollerabile. Il lavoro, dunque, prosegue… Il percorso è tracciato dall’«Ecclesia mater», immagine di Chiesa che guida il testo e che è tanto cara a Papa Francesco”.