Avendo qualche amicizia veneta sui social network, l’algoritmo a volte mi mostra dialoghi tra utenti di quella regione che tra di loro hanno l’abitudine di scrivere nel loro dialetto (e non sto parlando di pensionati).
La trascrizione dall’orale al testo magari a volte sarà pure approssimativa ma vedere uno strumento moderno utilizzato per tramandare la tradizione locale lo trovo quanto mai significativo. Sarà pur vero che i ragazzi non usano i social network dei loro genitori ma se gli adulti mostrano orgoglio nell’esprimersi nel loro dialetto è comunque il primo passo per facilitarne la trasmissione. Anche il nostro dialetto è un patrimonio prezioso e ci sono iniziative che cercano di mantenerlo vivo ma a nessuno verrebbe in mente di usarlo su Facebook dove si preferisce invece lanciarsi in espressioni anglofone con risultati quanti mai opinabili.
E se Rimini usa un’espressione dialettale – per quanto tradotta in italiano – come slogan per candidarsi a capitale italiana della cultura, molti storcono il naso e lo leggono come provincialismo. Quanto sarebbe bello invece provare a fare come i veneti quando stiamo sui social network, che tra l’altro è una delle attività che occupa di più il tempo delle nostre giornate. E pazienza se non sappiamo come si scrive con precisione vin èulta.
P.S. Anche noi romagnoli abbiamo un discreto campionario di imprecazioni dialettali, ma su questo i veneti sono imbattibili. Facciamocene una ragione