I numeri sono chiari. In tema di tagli cesarei Rimini è in linea con le tendenze regionali, anzi abbassa leggermente la media. Gli ultimi dati disponibili sono stati pubblicati nel novembre del 2009 e tratteggiano la fotografia dei dodici mesi precedenti. A Rimini 3.540 i parti effettuati, 907 dei quali sono stati realizzati attraverso cesareo. In percentuale possiamo dire che questa “pratica” rappresenta il 28.07% del totale dei parti realizzati rispetto al 30.1% regionale.
Numeri, a Rimini, pressochè simili a quelli registrati nei due anni precedenti. Nel 2007, infatti, su 2.845 parti 848 sono stati cesarei con un’incidenza percentuale del 29.8%; mentre nel 2006 su 2.655 parti 784 sono stati cesarei con un’incidenza del 29.5% sul totale. Ma le cose non sono sempre andate in questo modo. Nel lustro che va dal 2000 al 2005 infatti la percentuale si assestava intorno al 34% (con il picco minimo del 2003 con il 32%). Senza dimenticare che nel 1999 la percentuale si assestava al di sopra del 30%, intorno al 32% per la precisione per effetto della scelta di far neascere i bambini in fecondazione assistita.
L’ospedale di Rimini, infatti, è un centro di terzo livello in cui si effettua il più alto numero di nascite da fecondazione medicalmente assistita in Romagna, con parti a rischio che incidono sulla percentuale dei cesarei nella misura di 4-6 punti percentuali.
A voler confrontare la prima metà del millennio con gli anni successivi si è assistito, quindi ad un calo dei cesarei.
Numeri a parte…
Numeri a parte, da cosa può esser dovuto? Quando si pratica una soluzione simile? Come e quanto incide il punto di vista della madre rispetto a quello del medico? E cosa più importante, qualè la tendenza dell’Infermi di Rimini?
A rispondere alle domande il nuovo direttore nell’Unità Operativa di Ostetricia-Ginecologia, il dottor Giuseppe Battagliarin, arrivato a Rimini lo scorso 16 luglio.
Dottor Battagliarin, cosa può dirci in merito alle tendenze dei parti all’Infermi?
“Intanto vi consegno il dato del 2009 che parla di un 28.7% di cesarei. Mi preme dire che il 58% del totale dei cesarei che vengono da noi effettuati sono programmati. Mentre per le donne che vanno in travaglio, 1 su 3 ha la possibilità di subire un cesareo”.
Si programma per il 58%. È un dato importante, a cosa è dovuto?
“È vero che i medici e le donne scelgono sempre di più la soluzione del cesareo programmato. In primo luogo perché si è diffusa la cultura che è più sicuro. Basti pensare che nel 2008 il 94% di donne che avevano già fatto un cesareo hanno chiesto di rifarlo”.
Chi decide: più le mamme o più il medico?
“Le quote si dividono circa a metà. Sono punti di vista diversi. Quello del medico è, ovviamente, orientato verso la diminuzione delle complicanze e dei rischi sia per la madre che per il bambino”.
Qual è il cesareo da manuale? I casi più frequenti in cui è richiesta questa operazione?
“La situazione di posizione podalica per il bambino rimane il caso più frequente. Anche se dallo scorso luglio è arrivata con me, qui a Rimini, una pratica di rivolgimento che ha fatto scendere i podalici dal 4% al 2%, tagliando della metà i casi”.
Le è mai capitato di dover intervenire, in travaglio, su una madre che aveva espresso la volontà di non subire un cesareo?
“Mi è capitato una volta nella vita. Poi il marito l’ha convinta e abbiamo fatto nascere il suo bambino”.
Qual è la tendenza dell’Infermi? Come consigliate?
“La giusta risposta di un ospedale è quella di andare incontro alla popolazione, in questo caso alle donne che si rivolgono alla struttura per mettere al mondo il loro bambino. Noi questo facciamo. Io non la smetterò mai di ripetere che fino a prova contraria una donna è capace di partorire, noi dobbiamo solo assisterla al meglio ascoltando le sue esigenze e rispettando le sue scelte, senza mettere in pericolo la sua vita e quella del bambino”.
Cosa può dirci della diffusione del parto indolore? Le donne lo scelgono?
“Dal 2008, quando è stato introdotto, questa soluzione ha visto incrementare le richieste in modo esponenziale: siamo passati dal 2% al 28%. Viene comunque fatta molta informazione ed è necessaria. Dobbiamo spiegare alle donne, per esempio, che i tempi di espulsione sono diversi rispetto al parto naturale. Le madri incontrano gli anestesisti, etc…Vi è però un’altra considerazione da fare: le madri chiamate al parto, oggi, fanno parte di una generazione che ha poca dimistichezza con il dolore e di conseguenza tendono a chiedere la soluzione che le allontani dalla sofferenza”.
Rimini vs regione
Cesarei a parte, l’Ausl di Rimini che comprende i distretti sanitari di Rimini e Riccione vanta alcuni numeri “migliori” rispetto alle tendenze regionali. Il tasso di natalità, infatti che in regione si assesta intorno al 9.7%, a Rimini sale sino al 10.6% e a Riccione al 10.3%. In generale da un confronto su più larga scala tra le madri di Rimini e quelle della regione emerge che in “casa” si ha una maggiore frequenza di madri con scolarità medio bassa tra le donne di cittadinanza straniera. Così come maggiore è il numero delle madri con occupazione professionale. Tra tutti spicca il dato del ricorso alla procreazione assistita. La frequenza di donne che hanno fatto ricorso all’“assistita” (2.3%), infatti, è superiore al dato regionale (1.5%). La frequenza minore si osserva a Rimini con il 2% mentre Riccione sale sino al 3.8%. In numero minore rispetto ai dati regionali le madri disoccupate e le madri casalinghe. Madri casalinghe e disoccupate sono concentrate soprattutto a Rimini mentre a Riccione si individuano più madri non coniugate, madri che utilizzano prevalentemente il servizio pubblico e il consultorio e madri con scolarità medio-bassa.
Angela De Rubeis