La vicenda della piscina comunale di Rimini è emblematica di come sono cambiati, o almeno si spera, i tempi.
Progetto Aquarena con rendering suggestivi, un appalto che prima si inceppa poi si blocca, tribunali, fallimenti e area in abbandono per lungo tempo. Poi, al netto delle polemiche sulla scelta della nuova collocazione, un progetto che invece parte e procede spedito perché altrimenti il Pnrr, questo gallinone dalle uova d’oro sbucato improvvisamente dopo anni di “purtroppo non ci sono i soldi”, non esborsa le cifre concordate.
E i famosi cronoprogrammi, un tempo tabelle di massima su cui applicare sempre una certa discrezionalità, sono diventati dei diktat da rispettare sull’attenti. Poi il privato, punto sull’orgoglio, vuole dimostrare che lui è sempre quello che se vuole può fare le cose più alla svelta di tutti e a poche centinaia di metri dalla piscina nel giro di pochi mesi sorge dal nulla un supermercato.
Tutto bene, l’importante è che in questo tripudio di cantieri la fretta di concludere non faccia brutti scherzi. Ogni tanto, per esempio, si sente di qualche gru che va a toccare qualcosa che non dovrebbe e fa danni. Di solito la cosa si risolve nel giro di poco, ma pensate a quel che è successo per quel distratto escavatore svizzero che ha accoppato una linea del bancomat creando disservizi a livello internazionale. Insomma, speriamo che quando finirà la sbornia cantieristica del Pnrr rimanga comunque la lezione che le cose si possono fare senza perdere decenni ogni volta. Ma lasciamo anche stare l’abusato “In tempi record”, quello lasciamolo ai giapponesi.