Operazione alta quota. Dopo la conquista di Windjet che dal 27 marzo lascerà l’aeroporto di Forlì per dirottare su Miramare, Aeradria, società pilota dello scalo di Rimini, si prepara a chiudere il 2010 ancora in deficit, ma con l’entusiasmo alle stelle. I passeggeri al 31 dicembre arriveranno attorno alle 550mila unità (traguardo che a Rimini non si registrava dagli anni ’70) e per il 2011 gli investimenti non si fermeranno ai nuovi voli Windjet.
C’è però una grande incognita, per ora, all’orizzonte. Come già annunciato da il Ponte sullo scorso numero, la guerra scoppiata tra gli scali di Rimini e Forlì in seguito al caso Windjet, ha spinto la Regione a ricucire i rapporti in maniera “drastica”. Dando un’accelerata al processo di integrazione-fusione tra gli aeroporti romagnoli, di cui si parla da almeno un decennio. Senza risultati.
Il presidente Errani e l’assessore Peri hanno imposto a Aeradria e Seaf di iniziare a lavorare ad un piano unico entro il 31 gennaio. Non sarà facile: da Forlì dicono che tutte le attenzioni sono ora concentrate sul bando di privatizzazione che scade due mesi dopo, il 31 marzo. E da Rimini aspettano di vedere come la vicenda andrà a finire. “La fusione con Forlì? Una responsabilità politica che prenderemo nel bene e nel male” dichiara il presidente della Provincia di Rimini Stefano Vitali (socio di maggioranza di Aeradria) aggiungendo anche che “alcune scelte non potranno essere prese in considerazione”. Il riferimento è all’eventualità che Seaf diventi a maggioranza privata, il che cambierebbe radicalmente la prospettiva di poter trovare una sinergia. “Un’infrastruttura come un aeroporto – prosegue Vitali – non può essere privata perché rischia di perdere di vista il bene del territorio”. Cosa che, fa intuire Vitali, vale sia per Forlì che per Rimini.
C’è poi un altro aspetto: le dimissioni dell’ex presidente di Seaf Franco Rusticali proprio in seguito alla disfatta Windjet. Dalla Regione aspettano di vedere chi prenderà il suo posto prima di riunire tutti intorno a un tavolo.
Qui Aeradria
Si riuscirà a trovare un punto di incontro? Il presidente di Aeradria Massimo Masini dice (prima che il Ponte vada in stampa) di non aver avuto ancora indicazioni da Regione e Provincia circa un incontro con Forlì.
Masini, lei ha detto che nell’ottica di un’integrazione, occorre concentrare le azioni sulle diverse attività aeroportuali possibili e più efficaci per ciascuno: voli linea, low cost, outgoing e incoming. Cosa a Rimini e cosa a Forlì?
“Per i voli che hanno una componente incoming prevalente, potrebbe essere ragionevole andare su Rimini, sui voli outgoing invece si potrebbe ragionare su Forlì. C’è da discutere quindi insieme in un’ottica organica. E puntando su più attività, forse meno note ma molto utili in termini di fatturato. Noi abbiamo fatto 1500 metri quadrati di hangar per tenere qui i voli privati, ne termineremo altri 1500. Ma c’è anche l’attività formativa del personale e quella manutentiva degli aerei, aspetti su cui invece potrebbe ragionare Forlì”.
Entro il 31 gennaio bisogna iniziare a lavorare a un’intesa con Forlì…
“Aspettiamo. Quando verrà organizzato un incontro tra le due parti io mi presenterò, forte del testo che approvammo già due anni fa con l’allora presidente della Seaf, Bucci, poi bloccato dal Comune di Forlì. Un testo già concreto per una collaborazione fattiva. Mi auguro che il tavolo con Forlì venga convocato al più presto: nell’arco dei prossimi dieci giorni in teoria dovremmo incontrarci”.
Voi intanto continuate a lavorare: con quali priorità?
“Potenziamento dei voli incoming, dei voli privati, dell’aviazione in generale oltre ai lavori all’aerostazione e alla pista”.
Per l’integrazione con Forlì vale ancora il testo di due anni fa? Quali gli obiettivi?
“Individuare bene i settori più congeniali per l’uno e l’altro scalo e quelli dove poter collaborare con un taglio di alcune spese: nelle politiche manutentive, negli acquisti, nelle consulenze esterne e per una ottimizzazione delle risorse umane. Per la parte commerciale del traffico passeggeri era stato indicato un organo di tre persone: comprendeva i due presidenti e l’allora direttore generale di Seaf, Rodolfo Vezzelli (oggi in Aeradria, ndr.). Sarebbe auspicabile costruire qualcosa di analogo”.
Quanto si riuscirebbe a risparmiare?
“Di calcoli precisi non ne abbiamo fatti, ma di certo nell’arco di un anno il risparmio sarebbe consistente. Noi abbiamo mantenuto una squadra di manutenzione e un ufficio legale interni. Ma è sulle politiche commerciali che, soprattutto, si deve lavorare insieme”.
Lei ha sempre parlato dell’importanza di essere collegati con HUB internazionali quali Monaco e Vienna. Ora questi collegamenti non ci sono. C’è Francoforte con RyanAir, ma si arriva in un aeroporto lontano che non può essere definito HUB.
“Francoforte Hann non è un hub, è una bella destinazione per chi è abituato a volare con i low cost e da lì si può partire anche per altre destinazioni come i paesi baltici. In futuro oltre al mantenimento del collegamento con Roma dobbiamo ottenere almeno un altro hub europeo. L’ideale sarebbe Monaco, ma penso anche a Parigi e Amsterdam, collegamenti strategici nell’ottica delle manifestazioni fieristico-congressuali”.
Altre priorità?
“Quanto prima la Cina. Anni fa siamo riusciti a diventare la grande porta italiana per la Russia e l’est Europa. Prima o poi riusciremo a fare lo stesso con la Grande Muraglia. Da qui a un anno ce la faremo”.
Lei ha detto: non solo turismo. E il traffico merci?
“Negli ultimi anni il traffico cargo è calato un po’ dappertutto. Il nostro lavoro oggi ruota intorno alla merce russa. In futuro si vedrà”.
Ci stiamo avvicinando alla fine del 2010. Quale sarà il bilancio finale in termini di passeggeri e di conti finanziari?
“Chiuderemo l’anno con circa 550mila passeggeri. Quest’anno abbiamo spinto molto sugli investimenti promozionali e stiamo mettendo a punto altri contratti non aviation. Nel giro di un paio di anni dovremmo raggiungere il pareggio stabile. Stiamo investendo per sviluppare i voli, i mercati. Stiamo lavorando a quattro spazi commerciali nuovi. Ma stiamo anche accelerando sul fotovoltaico per coprire l’intera quota di spese dovute al consumo energetico, attualmente di 400mila euro annui. Finché non sarà completata l’ottimizzazione del settore non aviation, non saremo in pareggio”.
Alessandra Leardini