Rimini è una dimensione della memoria. Dalle cui vie può anche fiorire un “Amarcord tour”, cioè una giornata dedicata alla scoperta dei luoghi felliniani. Quelli veri legati alla biografia di Federico e quelli ricostruiti a Cinecittà o altrove e immortalati nei vari film del regista.
È il caso di Giordano, Raffaella, Glenda e Tony. Giordano da Reggio Emilia, appassionato dei film di Fellini, ha scoperto un “itinerario felliniano” scritto dalla riminese Maria Cristina Muccioli per Menabò Editore e, volendo fare un regalo speciale a Tony, il genero statunitense in Italia per le feste natalizie, giornalista e funzionario della Municipalità di Chicago, con l’incarico di coordinatore degli eventi culturali e spettacoli, ha pensato di portarlo a conoscere la Rimini di Federico chiedendo alla Muccioli di fungere da guida.
Per Giordano e Raffaella, per Glenda e Tony, si è materializzata così la scoperta di una Rimini diversa da quella conosciuta dai turisti “normali”, proprio nei giorni in cui il neo-presidente della Fondazione Fellini, Pier Luigi Celli, presentava i progetti per il futuro. La mappa dei luoghi felliniani è quasi pronta, e la ristrutturazione del Cinema Fulgor procede anche se stancamente. Gli ospiti hanno apprezzato, interessati al cartellone sulle impalcature del Fulgor: “Casa Fellini, Museo Fellini, Cineteca e ulteriore sala cinematografica”. Magari coi film che scorrono in loop, le musiche di sottofondo, le foto, i disegni, i costumi di scena…
Felliniana tour
Il tour inizia verso le 11.30. Per motivi legati agli orari dell’hotel dove gli ospiti erano alloggiati e alla presenza di un bimbo di due anni (Giulio, figlio di Glenda) l’itinerario originale è stato un po’ stravolto, iniziando dalla Palata. La passeggiata sulla cima del porto, raccontata da Fellini ne I Vitelloni, è un rito irrinunciabile. Ma si è parlato anche dei pensionati con la canna da pesca, dei pescherecci che ritornano al pomeriggio e vendono sardoni e cannocchie sulla banchina. Uno sguardo alla spiaggia invernale ha evocato l’ultima scena de La dolce vita, con l’innocenza di Valeria Ciangottini e il saluto di Mastroianni. Lì vicino, quasi di fronte al Delfinario, ci sono i due camioncini dei lupini e delle ’luvarie’. “Un posto di Rimini che non cambia mai” diceva il Maestro, che ogni volta che tornava comprava qualcosa.
Dopo pranzo il gruppetto è salito in macchina per iniziare il tour vero e proprio. Passando su via Roma, il primo sguardo è alla casa di Amarcord, quella dove abitava Titta Benzi, oggi coperta dalle impalcature per una ristrutturazione. Al Cimitero si parcheggia al di qua del sottopassaggio pedonale. Si può leggere il ricordo che Fellini aveva di questa entrata, ai suoi tempi interrotta dal passaggio a livello e dal passaggio dei treni. Poi, la vista della Prua, il monumento di Arnaldo Pomodoro, con la panchina accanto. “Ho pensato alla panchina – ha detto Pomodoro – perché Fellini aveva confidato ad un amico che avrebbe voluto essere sepolto in un parco con una panchina”. Qualcuno si stupirà leggendo, sotto ai nomi di Federico e di Giulietta, quello del piccolo Pierfederico, nato nel 1945 e morto all’età di 15 giorni.
Risalendo in auto, si arriva al Borgo San Giuliano: da qui si prosegue a piedi. La strada delle Mille Miglia, i murales, le targhe con i soprannomi, i vicoli, i colori delle case dei borghigiani: l’atmosfera è magica.
Un omaggio, poi, al Ponte di Tiberio, ancora in servizio dopo duemila anni, prima di imboccare il Corso d’Augusto verso il Cinema Fulgor con i lavori in corso della futura “Casa Fellini”. Tappa successiva: piazza Cavour. “Lì c’era il bar Commercio, quella è la fontana su cui scende il pavone, là la scalinata del Teatro, dove il 4 novembre 1993 Sergio Zavoli tenne l’orazione funebre”.
Da piazza Cavour si imbocca via Gambalunga per dare un’occhiata al palazzo che ospitava il Liceo. Poi piazza Ferrari e la “statua dei nudi”, via Tempio Malatestiano fino al piazzale del Duomo. Prima di una visita al Tempio (bisognerà tornare solo per questo!) un’occhiata al negozio di scarpe di fronte: era la bottega della ditta Febo, i disegnatori Demos Bonini e Federico Fellini.
E le baffone?
La tappa successiva è piazza Giulio Cesare (oggi Tre Martiri) e il Tempietto di Sant’Antonio: qui si può sostare qualche minuto per leggere il racconto delle “baffone”. Quasi per incanto, invece che la “gattaccia di San Leo” par di scorgere la Saraghina di 8 e 1/2. Per tornare verso piazza Cavour si transita davanti a Palazzo Ripa (una delle case in cui Fellini ha abitato) e al luogo dove c’era il Bar di Raoul.
La folla della “vasca” domenicale sul corso è notevole. Un “passeggio” descritto anche da Fellini, che aveva come confini le due piazze.
L’ultima tappa è il Grand Hotel. Se l’orario è quello ideale, le luci degli addobbi natalizi, il giardino, la terrazza e i saloni deserti… per qualche minuto ci si può immergere in un’atmosfera di sogno, immaginandoci le figure di Federico e Giulietta.
Chi fosse interessato a leggere degli itinerari felliniani può dirottarsi su La Rimini di Fellini scritto da Maria Cristina Muccioli per Menabò Editore; alcuni brani tratti da La mia Rimini di Fellini e da Fare un film (Einaudi). Oppure il racconto sempre della Muccioli “Il marinaretto di Fellini”.
Tommaso Cevoli