Dopo due anni esatti di assenza ritorna sulle scene. Più delicato nei brani musicali, più incisivo nelle parole dei suoi racconti. Il cantautore riminese, Giuseppe Righini, classe ’73, questa volta stupisce tutti: non solo musicista ma anche narratore. Il cofanetto In Apnea (questo il titolo dell’opera) costituito da cd e un libro di 64 pagine, è il riassunto di un lungo lavoro di ricerca ma anche di riflessione che conferma quanto il cantautore sia cresciuto negli ultimi anni. Il suo esordio, avvenuto lo scorso 6 gennaio al Teatro degli Atti e catalizzatore di centinaia di spettatori, non è altro che la conferma di un’unanime consenso già testimoniato dalla critica musicale nazionale tramite le riviste XL di Repubblica, Il Mucchio Selvaggio e Rockit. Non solo. Le sue parole in musica sono state anche selezionate dal celebre Premio Tenco e dal Mei (Meeting Etichette Indipendenti). Questa seconda fatica – pubblicata come la prima da Nda press/Interno 4 records – è il seguito del primo cd Spettri Sospetti: “L’album è figlio di un lungo percorso, non solo musicale, ma anche delle influenze che musicalmente mi accompagnano fin dall’adolescenza, di un’affezione nei confronti della scuola inglese e dei miei interessi più recenti, vale a dire la scuola cantautorale più classica, non necessariamente solo italiana”. Ma le sue ispirazioni sono molteplici, di sicuro provenienti da emozioni più morbide e delicate, quasi di tono femminile. Questo, a differenza del primo, è un album che non ha nessuna urgenza di dire tutto e subito ma vuole prendersi il tempo e raccontare. Proprio i racconti sono l’altra faccia della medaglia, più disincantati e diretti: grazie alla grafica di Alexa Invrea le parole diventano figura: “Sono assolutamente fondamentali e complementari al lavoro prettamente musicale di questo album, formando con esso un’organismo trasversale, vivo e autonomo”, spiega Giuseppe. Ad elogiare un lavoro di anni e riflessione – cosa rara in questo momento storico – è il padre del Mei, Giordano Sangiorgi: “Quando ho sentito Spettri Sospetti ho subito pensato: ecco il cantautore che mancava! Non assomiglia a nessuno, è un modo originale per fare canzone d’autore”.
La sua ricercatezza di espressione è ben visibile anche nel titolo, ma perché proprio In Apnea?: “Io credo che le parole abbiano un elemento ludico e fonetico. Apnea è una parola che mi piace e poi quello dell’apnea è un concetto che mi affascina, non per forza in senso negativo ma anche intesa come isolamento, momento di solitudine in cui stare con sé stessi”.
Insomma se Giuseppe Righini funziona, non bisogna nemmeno dimenticare quelli che con lui hanno collaborato e continuano a farlo in questo lungo lavoro come Massimo Marches alle chitarre, Diego Sapignoli alle percussioni, Fulvio Mennella al basso e Alexa Invrea che ha curato la grafica e reso ancora più visivi i racconti. “Ringrazio tutti ma in realtà la persona che mi ha sostenuto, aiutato è stata la mia. Lo dico senza presunzioni ma è stato importante ascoltarmi per dare frutti che ora raccolgo”. Frutti che il cantautore sta raccogliendo anche nella sua città natale Rimini, che fin dall’inizio l’accolto con molta curiosità: “Rimini mi vuole un sacco di bene. Le devo molto, è una città ricca. Ma non nego che amo viaggiare, viaggiare è una cosa nutriente a prescindere dalla mia professione, è un qualcosa che stimola il confronto e dal confronto non si può che guadagnare”.
Marzia Caserio