È già tempo di spegnere le candeline del primo anno e l’elegante “scatola” trasparente al centro di piazza Ferrari sembra essere lì da una vita, integrata alla perfezione nel paesaggio urbano: anche mentre stiamo sbrigando affari di routine, è spontaneo dare un’occhiata oltre il vetro della Domus del Chirurgo e godere della vista del suo interno. Impossibile fare altrimenti: dopo 18 anni di lavoro sono emersi alla luce raffinati mosaici risalenti al III secolo musealizzati sul posto, un corredo chirurgico di tutto punto con più di 150 strumenti e l’idea che lì possa essere vissuto davvero un medico chirurgo di nome Eutyches. Il segreto del successo? “È nella magia della sua unicità” svela l’assessore alla cultura Stefano Pivato.
Non si chiamerebbe scoperta se non fosse avvenuta per caso. In occasione della riqualificazione di Piazza Ferrari (era il 1989), vennero alla luce resti romani che poi completarono la Domus del Chirurgo. La casa rinvenuta non è un’abitazione qualsiasi ma una villa su due piani del II secolo a.C. con vista mare e con un ambulatorio munito di strumentario chirurgico. Pare che il proprietario fosse un medico facoltoso dell’Ariminum-bene e di certo non badava a spese per l’arredamento della sua umile dimora. Come tutte le case romane c’è un cortile interno dal quale si diramano le altre stanze: sala da pranzo, camera da letto e due stanze per soggiorno. Ma il detto casa-bottega già valeva allora: infatti, vicino c’è anche la taberna medica, un vero e proprio studio dove il misterioso medico curava i pazienti. Al piano superiore la cucina e la dispensa. Ma è quella cassetta di bronzo il sigillo di una scoperta che va oltre il semplice sito archeologico: all’interno oltre 150 strumenti del medico chirurgo. Di forte impatto i mosaici tra i quali spicca quello di Orfeo, ben conservato e rinvenuto proprio nell’ambulatorio medico. Anche la sala da pranzo non manca di pezzi ricercati come il quadretto in vetro policromo con raffigurati dei pesci. Arredamento orientale e scritte elleniche sui vasetti ci parlano di un viaggiatore o magari di un ex soldato. Scelta accurata delle suppellettili e gusto raffinato nei mosaici: un conoscitore dell’arte e non solo della medicina.
I dati dei musei comunali parlano chiaro: dal 7 dicembre 2007 al 31 ottobre 2008 si sono registrati circa 60.000 ingressi, tra cui 12.500 ragazzi delle scuole, circa la metà dei quali (oltre 6.000) in primavera. Tenendo conto che il biglietto d’ingresso è unico sia per la Domus sia per il museo della città e la domenica l’entrata è gratuita, si sono rilevati 31.000 ingressi a pagamento tra i quali 16.000 studenti, mentre il totale ingressi (inclusi paganti e non) sale a 69.000 di cui 18.000 scolari.
“Un risultato al di là di ogni aspettativa. In un anno di apertura è stato realizzato ciò che si ottiene con una mostra temporanea; la Domus ha la forza di rimanere nel tempo e conservare quel fascino mai fuori moda” prosegue Pivato. Se già prima dell’apertura della Domus, lo strumentario chirurgico era stato mostrato nella trasmissione Ulisse di Raitre, subito dopo l’eco è arrivato molto lontano. Al momento dell’inaugurazione (il 7 dicembre 2007), è stata promossa una campagna d’informazione a pagamento sulle testate locali e a livello nazionale. Ma la vera eccellenza l’ha svolta l’assessorato al turismo: “Un’azione di marketing esterno ma anche interno, cioè rivolto agli albergatori riminesi. È stato così possibile inserire la Domus all’interno di pacchetti turistici”, sottolinea Errica Dall’Ara dell’ufficio comunicazione. L’intesa tra Rimini Reservation e le Associazioni di categoria sta portando i suoi frutti: itinerari turistici e pacchetti all inclusive con tappa al sito romano. In un solo anno di vita questa “piccola Pompei” si è accaparrata le pagine di quotidiani e magazine e passaggi in tv.
Nonostante la popolarità l’età della Domus si fa sentire. Nell’estate scorsa una tac ha rilevato dei problemi di umidità: Maria Grazia Maioli, direttore della Sopraintendenza regionale ai beni archeologici, aveva parlato d’infiltrazioni di acqua causate dalle coperture precarie di tutti questi anni. Il sito è dotato di impianti di deumidificazione e di lampade uva per proteggere da agenti biologici, ma i manufatti sono a contatto con il terreno e ne assorbono l’umidità. Ciò può causare il distacco delle tessere e la crescita biologica. Si è pensato così a impianti di aria condizionata made in Giappone, in grado di creare un microclima ideale per i resti preservandoli dall’umidità. Ma chi visita la Domus tutto questo non lo sa e si limita a respirarne la magia: è come entrare in casa di uno sconosciuto e leggere, attraverso l’arredamento e le suppellettili, la personalità e la vita di chi la abita. Non solo mosaici e stanze ma anche vasetti da lavoro, contenitori e un messaggio del misterioso medico nel cubiculum: “Qui abita il filantropo Eutyches e qui vengono i sofferenti a farsi curare”.
Marzia Caserio