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Imperitura lex sed lex

Con la serie sugli 883 siamo entrati in pieno revival dei primi anni ‘90. Quando molte cose stavano cambiando: negli anni in cui Pezzali e Repetto furoreggiavano all’Aquafan, Silvio Berlusconi preparava la sua discesa in campo che avrebbe rivoluzionato la politica nazionale. E avrebbe rivoluzionato soprattutto il modo di fare campagna elettorale: un imprenditore televisivo che sui propri media imperversava da nord sud ovest est era una valanga che travolgeva i vecchi format delle ingessate tribune elettorali. In molti sollevarono subito la necessità di nuove norme per regolare la par condicio e, con i tempi non proprio fulminei delle nostre istituzioni, col nuovo millennio è arrivata una nuova legge a disciplinarla. L’impianto della par condicio di oggi fa sostanzialmente riferimento ancora a quella legge ma nel frattempo tutto è cambiato un’altra volta. È arrivata una certa cosa chiamata internet e i vecchi mezzi di propaganda sono preistoria. Vi risparmio l’ennesimo requiem sulle plance elettorali abbandonate e semivuote (quella vicino a casa l’hanno lasciata tristemente lì dalle Europee, vuoi mica smontarla che poi va rimontata). E il famoso silenzio elettorale della vigilia, oggi aggirabilissimo perché i social sono terra di nessuno, è diventato una barzelletta. Insomma, oggi con una legge che fa riferimento allo scenario di trenta anni fa ci si fa poco. Anche perché la questione Berlusconi, per una serie di motivi, è stata superata.