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Impastare la felicità. Il futuro lievita anche in carcere

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Impastiamo la felicità” ai Casetti non è soltanto uno slogan azzeccato. In quella parole c’è vita. Un lievito che regala fragranza a pane e pizza, e speranza per un futuro da addentare.
“Impastare la felicità” è un progetto da acquolina in bocca che sforna ai ragazzi che hanno commesso errori la possibilità di imparare a fare una cosa buona: il pane e la pizza. “L’obiettivo è quello di creare autostima nei giovani e opportunità concrete di lavoro, – snocciola sorridente Raffaele Russo, il responsabile del corso messo in… forno dalla Fondazione Enaip – Centro Zavatta – inteso come conoscenza, saper fare, esperienza e relazioni, che permetta loro di puntare a un cambiamento possibile e di sperare in qualcosa di bello per il futuro”.

In un percorso di sei mesi e lungo 60 ore, gli ospiti della Casa Circondariale hanno appreso un antico mestiere, quello del panettiere-pizzaiolo, in un contesto relazionale di fiducia e allo stesso tempo di responsabilità. A guidarli con le mani in pasta Vincenzo Cimino, titolare della pizzeria “Coccinella” di Savignano al Rubicone e uomo di punta di Pizza News School, spesso impegnata in attività sociali.

Sotto la guida di chef Cimino, il gruppo di carcerati si è confrontato con focacce, barillini e pizze, con ingredienti di qualità. “La verdura che guarnisce le pizze è tutta a km zero, produzione propria e coltivata dagli stessi ospiti dei Casetti” fa notare l’educatore Vincenzo Di Pardo.
Un po’ come accadeva nelle antiche botteghe rinascimentali, dove l’esperto tramandava agli allievi principianti saperi e segreti, con la prospettiva di diventare autonomi, superando in bravura il maestro.
Il corso è sprimentale: mai prima d’ora ai Casetti il forno aveva sfornato pizza e pane caldo. E non finisce qui. Otto detenuti, divisi in due gruppi, potranno ora confrontarsi conn la realtà professionale grazie ad un tirocinio di 200 ore presso il Forno Romagnolo, che gli garantisce anche un rimborso di 400 euro. Ma soprattutto permette a queste persone di mettere a frutto l’arte appresa, uscendo al mattino dalla Casa Circondariale e senza la scorta della Polizia Penitenziaria bensì accompagnati in auto dagli operatori della Fondazione Enaip-Zavatta. “Il carcere non è solo un luogo punitivo – cerca di sfatare qualche luogo comune il direttore dela Casa Circondariale di Rimini, Paolo Madonna – ma anche un ambiente ricco di iniziative formative, culturali, scolastiche, anche in vista di un futuro professionale”.
Quella del corso di panificazione e pizzeria ai Casetti è una scommessa per offrire ai detenuti che hanno sbagliato strada la possibilità di rimettersi in gioco, uscendo dalle mura del carcere e confrontandosi con il mondo esterno, quello del lavoro, dove è ancora possibile inserirsi valorizzando le proprie capacità, per seguire la strada dell’onestà e del rispetto delle regole. Nonostante gli sbagli commessi. Impastando il futuro con la felicità.

Paolo Guiducci