Con la II Lettura si dischiude il Nuovo Testamento, che illumina l’Antico (v. Catechesi: I lettura, n. 34), e i fedeli possono iniziare ad assaporare quel “nuovo” nutrimento spirituale che veramente dà vita: quella cristiana.
Chiamata anche “Epistola” (dal greco epistolé = lettera), o “Lettera dell’Apostolo” perché quasi sempre tratta dalle Lettere degli Apostoli (Paolo, Pietro, Giacomo, Giuda e Giovanni) alle loro comunità, la II Lettura ci immerge nella fede e nella vita della Chiesa primitiva. In essa respiriamo quel senso di assoluta “novità” che avvertivano i primi cristiani di fronte alla proposta di Cristo, che purtroppo oggi noi non percepiamo più; la freschezza della loro fede, ben conscia della presenza di Cristo tra loro e della potenza dello Spirito Santo (Mc 16,20; At 2); i problemi nel passare dal giudaismo e dal paganesimo all’essere cristiani; le incomprensioni e gli scandali, ma anche le grandi conversioni, i prodigi, gli insegnamenti riguardo la fede, la carità, la vita privata e sociale, l’organizzazione della Chiesa e la liturgia (basti leggere la I Lettera ai Corinti).
La II lettura si legge solo nelle domeniche e nelle solennità (Ordo generale Messale Romano, 357; Ordo Letture Messale, 66).
Nel Tempo Ordinario non è mai collegata al brano evangelico né alla I Lettura (a eccezione della prima e dell’ultima domenica dell’Anno liturgico, in cui sono fissate le solennità del Battesimo di Gesù e di Cristo Re), poiché è la lettura continua delle Lettere degli Apostoli: per esempio si legge la Prima Lettera ai Corinti (la più lunga) per ben 19 domeniche; quella ai Romani per 16 e quella agli Ebrei per sole(!) 11 domeniche.
Nei Tempi forti (Avvento, Natale, Quaresima e Pasqua) e in tutte le solennità (Santissima Trinità, Corpus Domini, ecc.) la II lettura, invece, è sempre collegata al Vangelo, come la I lettura, e nel tempo di Pasqua sono letti anche gli Atti degli Apostoli e l’Apocalisse (OLM, 67.93.95.97.100.107-108). Nel giro di tre anni (A,B,C) i fedeli possono quindi ascoltare quasi tutto il Nuovo Testamento!
Di solito si tratta di brani brevi e non troppo difficili per la comprensione (OLM, 107); nei pochi casi in cui sono invece lunghi e difficili (si pensi per esempio al libro dell’Apocalisse o la Lettera agli Ebrei) è prevista la scelta tra la forma lunga e quella più breve (così anche per la I lettura e il Vangelo), ossia quella “tagliuzzata”, affinché i fedeli possano ascoltare con frutto la Parola rivolta a loro da Dio (OGMR, 360; OLM 80). ).
Chi legge la II lettura? Come la I, può essere letta da un lettore istituito, da un laico/a capaci e ben preparati, dal diacono oppure dal celebrante nel caso in cui manchi un lettore idoneo (OGMR, 101.176.59). I lettori non istituiti sono detti “temporanei”, poiché ricevono l’incarico dal parroco di proclamare la Parola per una o più liturgie e tale incarico può venire affidato anche con una benedizione liturgica (OGRM, 107). Se ne può vedere un esempio nella Liturgia ambrosiana, che prevede un vero e proprio rito di istituzione del lettore: entrato in presbiterio e prima di salire all’ambone, inchinato verso il sacerdote, chiede la benedizione a chiara voce: «Benedicimi, padre» e il celebrante, nel caso della II lettura, benedice dicendo: «La lettura apostolica ci illumini e ci giovi a salvezza», oppure più semplicemente: «Leggi nel nome del Signore».
Il lettore temporaneo non deve essere confuso con quello istituito dal vescovo (con apposito Rito incluso nel Pontificale romano), i cui incarichi e doveri sono molto più vasti di quelli della proclamazione della Parola: preparare i lettori temporanei; educare nella fede i fanciulli e gli adulti; iniziare ai sacramenti; annunciare il messaggio di salvezza a coloro che ancora lo ignorano e meditare assiduamente la Scrittura (Paolo VI, Ministeria quaedam, V). Si tratta di un vero e proprio ministero di evangelizzazione e di catechesi, che configura il lettore come un vero e proprio ministro della Parola, a cui è richiesta – giustamente – una formazione liturgica, biblica, catechetica, pastorale e spirituale. A proposito di quest’ultima, si narra che San Cipriano volesse come lettori coloro che avevano subito la persecuzione a causa della fede, poiché «nessuno – scriveva – può far sentire con maggiore profitto il Vangelo ai propri fratelli quanto un confessore della fede» (Lettera 38). Il valore di queste testimonianze viventi, erano così forti che in alcune Chiese anziché leggere la Lettura dell’Apostolo erano letti gli Atti dei martiri o scritti simili; opzione che oggi il Messale romano vieta risolutamente (OMR, 357).
Concludiamo con la consueta applicatio ad vitam. Un giorno salì all’ambone un ragazzo. Non prestando alcuna attenzione al microfono cominciò a leggere la Lettera agli Ebrei e lo fece così velocemente che non si poté capire quasi nulla e nessuno, tra l’altro(!), potè sentire. Giunto il momento della Preghiera dei fedeli, si alzò dalla metà della navata un signore non tropo anziano; salì all’ambone e pregò così: «Signore di misericordia, tu che hai aperto gli orecchi ai sordi e hai fatto parlare i muti, ora mandacene uno che sappia farci udire la tua Parola. Preghiamo.»!
Elisabetta Casadei
* Le catechesi liturgiche si tengono ogni domenica in Cattedrale alle 10.50 (prima della Messa).