Il Viserba Volley rinuncia alla serie A. Per Rimini non è una novità. La società viserbese ha detto addio ai grandi palcoscenici, così come hanno fatto in passato i Crabs nel basket, la Cocif nel calcio, Bugli nella pallamano. Ora sono tutti allineati sullo stesso piano, quello dei campionati di serie inferiore. Questa è la realtà che viene sbattuta da anni in faccia ai tifosi riminesi delle varie discipline. Inutile farsi illusioni. Rimini capitale del turismo europeo è borgo di periferia dello sport nazionale. Il massimo è aver letto di un amministratore locale che recentemente ha detto che lo sport è trainante per il turismo, dimenticando che a Rimini non ci sono le strutture per organizzare un evento di interesse nazionale, figurarsi internazionale. Eppure si continua a parlare e scrivere di sport riminese con enfasi, come se non si vivesse in una realtà drammatica. Quelle poche società sportive che ancora resistono sulla breccia diventano sempre più povere di risorse finanziarie e vuote di bagaglio tecnico, perché i tecnici preparati e i giovani talenti scappano da Rimini per andare a cercare quello che qui non hanno trovato. L’addio della pallavolo femminile non è l’ultimo atto della triste commedia dello sport riminese. Prima o poi qualche altra società riuscirà a vincere un campionato per poi rinunciare alla promozione. Anche allora leggeremo la notizia su qualche quotidiano e scuotendo la testa penseremo: la solita storia. Però, che tristezza.
Beppe Autuori