La verità viene sempre a galla, prima o poi: meglio prima che poi, come dicevano i nostri vecchi. Quanto possa essere lontano questo poi, dipende da vari fattori. Prendiamo due esempi dalle cronache più recenti. Al lettore lasciamo trarre le conclusioni.
Dopo ben 22 anni trascorsi in carcere, il signor Giuseppe Gulotta è stato assolto per non aver commesso il fatto. Era stato accusato di una strage avvenuta il 26 gennaio 1976 alla casermetta dei Carabinieri di Alcamo Marina in Sicilia, con la morte di due militari diciottenni, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Al processo di revisione concesso nel 2009 dalla Suprema Corte (dopo altri nove processi), ed appena celebratosi presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, sono state raccolte nuove testimonianze.
L’ex brigadiere Renato Olino, nel 1976 in servizio al reparto antiterrorismo di Napoli che si occupò del caso, ha riferito che ci furono metodi persuasivi a suo parere eccessivi per far ”cantare” un giovane legato a movimenti di estrema sinistra, Giuseppe Vesco, che finì con l’accusare Gulotta e i due amici Gaetano Santangelo e Vincenzo Ferrantelli. A carico dei due, nel frattempo scappati in Brasile e condannati per lo stesso eccidio, è in corso analogo processo di revisione.
Giuseppe Gulotta, si è letto nei giornali, ha dichiarato: ”Mi puntarono anche una pistola in faccia e mi dissero: se non confessi ti uccidiamo”. L’accusatore principale di Gulotta, Vesco, è morto suicida nell’infermeria del carcere di Trapani. Impiccato. Di recente, ad appoggiare l’ipotesi che Vesco fosse stato costretto a confessare cose non vere ai Carabinieri, sono giunte le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia siciliano, Vincenzo Calcara.
Secondo esempio, ricavato da ”Sette” di giovedì primo marzo. Ferruccio Pinotti vi presenta un lungo servizio intitolato ”Feltrinelli. Le ombre sotto il traliccio”. Il 14 marzo 1972 l’editore milanese Giangiacomo Feltrinelli, classe 1926, salta per aria sopra un pilone della luce a Segrate. Allora si disse che morì mentre stava preparando un attentato.
Pinotti presenta una perizia medico-legale sinora ignorata, da cui risulta che alcune ferite sul corpo dell’editore sono incompatibili con le conclusioni dei giudici. In breve: se uno salta per aria preparando una bomba, non può aver conservato integre le sue mani. La perizia, scrive Pinotti, ipotizza con modo garbato e tecnico che Feltrinelli sia stato prima aggredito e poi fatto esplodere. [1072]
Antonio Montanari