Perché il turismo paga meno? Per trovare la spiegazione dobbiamo partire da un dato: il turismo riminese paga uno stipendio medio annuo di 7.000 euro, a fronte dei 25.000 euro del salario della manifattura locale. Le regioni di questa differenza sono due: stagionalità del lavoro (nel turismo si lavora poco più di quattro mesi) e paghe più basse (un dipendente su sei, nel turismo, figura come irregolare, pagato ancora meno). La media certamente viene tirata giù dal periodo breve di lavoro, visto che quattro addetti su cinque hanno un contratto a tempo determinato, ma sui bassi salari è la minore produttività a dover pesare in modo particolare. Perché se anche togliessimo dal calcolo i lavoratori stagionali, che in provincia sono 26 su 31.000, un lavoratore/una lavoratrice con contratto a tempo indeterminato si porta a casa, nel turismo, un salario lordo annuo di 13.000 euro, quando nel settore manifatturiero arriva a 28.000 euro (Inps). Cioè più del doppio. Premesso che il turismo è un settore ad alta intensità di lavoro ma con bassi salari in tutto il mondo, con alcune varianti che possono dipendere dalla tipologia del mercato turistico (per esempio, uno stagionale a Firenze e Venezia, turismo culturale, guadagna qualcosa in più), quello che influisce maggiormente è la bassa produttività del settore, che riduce i margini per potersi permettere di pagare salari come le attività più competitive. Come si può facilmente leggere in tabella, il settore alloggio e ristorazione produce un valore aggiunto che è la metà del commercio e dell’abbigliamento, e addirittura un quarto della fabbricazione di mezzi di trasporto (settori ben presenti nel territorio riminese). Ma anche questi numeri rappresentano una media del settore. Scomponendoli per la dimensione d’impresa il ventaglio si allarga ulteriormente. Così, mentre in un hotel che impiega fino a nove addetti il valore aggiunto per occupato scende a 16.000 euro, sale a 39.000 euro tra 50 e 249 addetti. Più del doppio. Questo significa che ha un peso anche la composizione della struttura ricettiva e dei servizi al turismo. Purtroppo di grandi strutture Rimini ne conta assai poche e su 2.000 imprese nel settore alloggi, più altre 2.7 mila nei servizi alla ristorazione, di cui un migliaio di bar, quelle che superano i dieci addetti sono veramente poche. Costruire più quattro e cinque stelle (su 2.000 alberghi i quattro stelle sono 159 e cinque stelle appena 3, numero fermo dagli anni novanta del secolo scorso), andando anche incontro alle richieste della componente fieristico-congressuale del nostro turismo, sarebbe senz’altro un modo per produrre più valore, con cui pagare salari migliori.
Alberto Volponi