A ragione, è considerato il precursore della pittura rinascimentale. Nell’immaginario collettivo è anche colui dal quale prende le mosse tutta la pittura riminese del Trecento. Giotto “padre” dell’arte cittadina? Una lettura inedita di alcune opere della scuola riminese del Trecento le ha proposte Alessandro Giovanardi, critico dell’arte riminese, all’interno del ciclo d’incontri organizzato dalla Fondazione Carim “I Maestri e il Tempo”. Giovanardi prende le mosse citando Vasari, il famoso storico dell’arte del Cinquecento che racconta come Giotto fu conosciuto a Roma da un Malatesta (Malatestino dell’Occhio), che lo portò a Rimini. Secondo Giovanardi, è molto più probabile che Giotto fosse stato chiamato da uno dei tre ordini religiosi presenti all’epoca a Rimini (domenicani, agostiniani o francescani) e che i Malatesta fossero coinvolti soltanto in quanto sovvenzionatori. Al contempo, se è innegabile che la scuola trecentesca fu influenzata da Giotto, secondo Giovanardi è altrettanto vero che non fu soltanto Giotto a ispirare l’arte riminese rinascimentale, ma che ci furono altri innesti. Tutta la storia dell’arte italiana, per il giovane docente riminese, ha, infatti, sposato una visione “giottocentrica”, considerando tutto ciò che c’era prima di Giotto barbaro e arretrato. È vero che le novità introdotte da Giotto ebbero un’eco immediata sugli artisti locali, come testimonia il Crocifisso datato 1309 di Giovanni da Rimini presso la chiesa di San Francesco di Mercatello sul Metauro, indubbiamente legato al modello giottesco, ma per Giovanardi non si può fare di tutt’erba un fascio, e lo si può dimostrare con un’altra opera di Giovanni da Rimini, Madonna con bambino e Santi, attualmente conservato a Ferrara.
Partendo da questo dipinto di un autore considerato uno dei fondatori della cosiddetta scuola riminese, ritenuta così profondamente legata a Giotto, Giovanardi fa notare come l’origine della Madonna sia orientale. L’immagine, molto piccola ma raffinata come una miniatura, è stata probabilmente ispirata da affreschi serbi. Tant’è che la stessa immagine di Giovanni da Rimini è visibile anche in un pittore gotico boemo coevo, che propone la stessa identica figura, ma con colori diversi. Le gradazioni con cui è dipinta la Madonna nel dipinto boemo, infatti, non sono quelle tipiche mediterranee, come in Giovanni da Rimini, ma i tratti somatici sono orientaleggianti. Per il resto i dipinti sono manifestamente simili.
E anche gli angeli del dipinto di Giovanni da Rimini, seppur così simili a quelli giotteschi, seguono un percorso nuovo. In Giotto gli angeli sono sempre posti in basso, creando una struttura verticale. In Giovanni da Rimini creano un’atmosfera da abside concavo tipico gotico.
Questo e altri esempi proposti da Giovanardi dimostrano come i pittori del trecento abbiano assorbito Giotto, ma avendo già una loro conoscenza e una loro esperienza.
Genny Bronzetti