Home Cultura Il Tempio Malatestiano tra Bellezza e Valore civile

Il Tempio Malatestiano tra Bellezza e Valore civile

Incompiutezza architettonica che apre ad un paragone con il presente. Bellezza armoniosa e razionalmente pensata che si impone all’interno della città. Queste sono solo alcune delle considerazioni relative al Tempio Malatestiano emerse nella quinta (e ultima) puntata del ciclo di incontri “L’umanesimo cristiano nel Tempio Malatestiano. Percorsi di riscoperta artistica, teologica e sapienziale”. Titolo della lectio conclusiva: “Educare alla Bellezza e alla Cittadinanza attraverso il Tempio”. Relatrice, Maria Antonietta Crippa, professore ordinario del corso di Storia dell’architettura presso il Politecnico di Milano, impegnata nello studio del rapporto tra sacralità e forme architettoniche in età moderna e contemporanea, come dimostrano le recenti pubblicazioni Lo spazio sacro: la Chiesa nella città, Il Museo Diocesano di Milano tra presente e futuro e La Chiesa, le chiese e l’arte nella seconda metà del XX secolo.

Bellezza e valore civile di un’opera d’arte, anche di quella sacra, costituiscono il binomio inscindibile intorno al quale si sviluppa la suggestiva e articolata interpretazione della Cattedrale riminese nell’ultima puntata del viaggio.
Bellezza. Un termine che evoca immagini, pensieri, sensazioni… Ma che cos’è la Bellezza? Che cosa rende un’opera d’arte bella? La Bellezza è qualcosa di soggettivo, come scrive un visitatore della National Gallery: “La Bellezza è negli occhi di chi la guarda”, oppure qualcosa di oggettivo? Valore civile. In che modo un’opera come il Tempio Malatestiano può essere memoria futuri, o meglio, un luogo di speranza cristiana? Con queste domande e attraverso diversi contributi iconografici, offerti dal Tempio stesso o da altre opere architettoniche, la Crippa invita a riflettere sulla Cattedrale riminese.

L’Alberti progetta il Tempio richiamandosi ad un immaginario simbolico collettivo costruito nel corso dei secoli, tramandato dalla classicità. In questo modo, l’opera architettonica evoca da sé Bellezza. Inoltre, all’architetto non è affatto estraneo il fatto che un’opera d’arte debba avere anche un valore sociale e civile. Del resto, nel nome <+cors>res<+testo_band> contenuto nel titolo dell’opera De re aedificatoria, che conserva le linee estetiche albertiane, si intravede il nesso tra opera d’arte e valenza pubblica della medesima. Una Bellezza, quella del Tempio Malatestiano, che attraverso la <+cors>concinnitas<+testo_band> e la ratio, può essere contemplata, ammirata e colta da tutti. Un binomio inscindibile, dunque, quello tra Bellezza e valenza pubblica, nella poetica albertiana. Attraverso il richiamo ad una simbologia collettiva, condivisa da molti, si crea dunque cittadinanza. “Il titolo della lezione della prof.ssa Crippa potrebbe essere stato tratto dall’opera dell’Alberti, perché per l’Alberti educare è molto importante”, sottolinea Johnny Farabegoli, docente di Architettura e Liturgia presso l’ISSR “A. Marvelli” di Rimini.

E nel binomio Bellezza e valore civile, “non va dimenticato che il Tempio, del quale lo stesso mondo cristiano, per un po’ di tempo ha avuto paura, divenne cattedrale”, rilancia la Crippa. Una decisione arbitraria e priva di senso o forse il riconoscimento del fatto che quest’opera svolge all’interno dell’habitat riminese una funzione tale da essere considerata luogo idoneo per la sede vescovile? “L’abitare nella dimensione religiosa assume un ruolo fondamentale”, specifica la prof.ssa. Il ritorno all’antico operato nel Rinascimento non può non invitare i contemporanei a prendere sul serio il tema della bellezza nella costruzione di chiese, come luoghi nei quali si manifesta la presenza del divino. Ordinata e armoniosa Bellezza quella che, ancora oggi, permette al Tempio Malatestiano di educare chiunque lo contempli.

Sara Castellani