Un’unità di crisi e di prevenzione che sia in grado non solo di salvare il salvabile, ma di aggredire in anticipo i mali che, caso per caso, affliggono le aziende al collasso. È una delle proposte emerse nel Tavolo anti-crisi della Prefettura. Il dramma dei senza-lavoro e delle imprese del territorio costrette a chiudere le saracinesche, sono le priorità affrontate insieme al taglio al credito e all’eccessiva burocrazia. In queste pagine il prefetto di Rimini Claudio Palomba era stato chiaro, annunciando che sarebbe stato un vero sforzo di squadra tra imprese, sindacati, istituzioni pubbliche e banche e fissando come obiettivo un primo documento di sintesi entro la fine di aprile.
In queste settimane gli incontri sono proceduti a ritmo serrato e qualche primo frutto si sta raccogliendo. Tra questi, appunto, il progetto di una task force organizzata sempre dalla Prefettura, che nell’affrontare le singole crisi aziendali, “abbia più peso dei tavoli regionali e provinciali”.
Il segretario generale della Cgil di Rimini Graziano Urbinati premette di non voler sottovalutare cosa è stato fatto finora. “Ma il territorio – aggiunge – “ha bisogno che tutti gli attori preposti facciano la loro parte e diano risposte. Ogni azienda, a prescindere dalla crisi che abbatte le difese, ha una sua specificità”. Una crisi “generale, combinata a una crisi strutturale” per la SCM (che mentre annuncia 340 nuovi tagli vola in Canada per creare prodotti innovativi), difficoltà legate alla mancanza di credito per la Comeca di San Giovanni in Marignano e la Torrianese Pannelli, il problema del depuratore per la Lavanderia di Talamello e “un porto che deve essere dragato perché non confacente alla posa delle barche” per la Ferretti di Cattolica.
Nel 2012, in provincia, sono stati superati 9 milioni di ore di cassa integrazione (+30,7% sul 2011) e nei primi mesi 2013 preoccupa l’escalation, in particolare, della Cig straordinaria con 891mila ore (+333%). Su questo contesto incombe lo spettro del mancato rifinanziamento degli ammortizzatori sociali: “Se le ipotesi pessimistiche fossero confermate – sottolinea l’assessore provinciale al Lavoro Meris Soldati – una gravissima situazione colpirebbe migliaia di famiglie riminesi”.
Prima ancora di sviluppare strategie di medio-lungo periodo (tra queste, nuove iniziative per l’imprenditoria giovanile e a forme di aggregazione tra piccole e medie imprese), il Tavolo anti-crisi ha quindi l’obiettivo di salvare il presente.
Un’altra ancora di salvataggio potrebbe essere il progetto di moneta locale, varato da Lucio Gobbi, giovane economista riminese, ricercatore dell’Università di Trento. Un modo per uscire dall’euro? No, specifica subito Gobbi: si tratta piuttosto di un sistema di finanza locale complementare. “Servirà soprattutto alle imprese che operano sul piano locale e provinciale, e ai loro dipendenti”. Niente bigliettoni, solo una camera di compensazione, da appoggiare a qualche banca esistente, per gestire il circuito monetario e finanziario. Prendiamo due imprese aderenti: A vende un bene che vale 100, a B. Con la crisi i tempi di pagamento si sono notevolmente allungati con grossi problemi di liquidità. Tutto potrebbe diventare più semplice, continua Gobbi, se A potesse vantare il suo credito spendendolo nell’acquisto di macchinari dall’impresa C. “Così il credito di A si azzera mentre si accende per C, e così via. Tutti possono incassare e spendere quasi in tempo reale senza dover ricorrere alle banche per farsi finanziare la liquidità necessaria”. Utopia? Se non altro un’idea da prendere in considerazione.
Alessandra Leardini