I ’Rishi’, sono i poveri di Madre Teresa, gli intoccabili.
La storia che vi racconto ci porta in Bangladesh, dove, dal 2008, c’è una scuola, per i bambini più poveri del mondo, costruita grazie ai riminesi.
Siamo nel villaggio di Amanullapur di circa 2.000 anime, in mezzo alla foresta.
Siamo in un pezzo di mondo in cui la società è divisa in caste, e dove i ricchi sono ricchissimi e i poveri talmente miserabili da essere ritenuti ’fuori casta’. Secondo questa logica, possono essere impegnati nei mestieri più umili. Per fare un esempio, ancora oggi, nelle zone rurali, non possono bere dagli stessi pozzi e fontane degli altri e in passato gli si chiedeva di camminare cancellando le proprie impronte con una piccola scopa per impedire che gli appartenenti alle caste più elevate, si insozzassero calpestando le loro orme. Con i 7.500 euro raccolti dal comitato operatori di spiaggia di Marina Centro di Rimini, è stata costruita una scuola intitolata a Tino Sammaritani, titolare del bagno 12, scomparso in un incidente stradale. I soldi sono arrivati grazie a Gianna Ciapparelli 72 anni, valtellinese d’origine, ma trapiantata a Rimini da 40 anni, albergatrice in pensione, che è la referente riminese dell’associazione Rishilpi e segue i suoi progetti da dieci anni. La Rishilpi è una missione nel sud ovest del Bangladesh con sede nella città di Satkhira, non lontano dal confine indiano, fondata 30 anni fa da due missionari laici italiani, Laura Melano ed Enzo Falcone. La parola Rishilpi è la combinazione di due sostantivi bengalesi: Rishi (intoccabili) e Shilpi “artista”. Sono partiti insegnando agli uomini a realizzare prodotti artigianali in pelle, e alle donne, ricami e oggetti di bigiotteria. Oggi, hanno sviluppato progetti nel campo dell’istruzione, diventando una vera e propria organizzazione umanitaria, che impiega centinaia di persone (insegnanti, medici, operatori sociali) per sostenere i più poveri. ’Con i soldi che abbiamo ricevuto finora – ha detto – abbiamo aperto una quarantina di scuole in mezzo alla foresta. Sono piccole, ma per loro sono molto importanti’.
In soldi che arrivano servono a migliorare le strutture e a costruirne di nuove, a pagare lo stipendio agli insegnanti (circa 100 euro), e acquistare materiale didattico. Sono state anche costruite pompe per l’acqua, bagni, e un piccolo ospedale per la riabilitazione dei bimbi disabili. “Lo chiamiamo ’ospedalino’ – ci dice Gianna – perchè non è molto grande, ma grazie ai medici che vengono un mese l’anno, soprattutto fisioterapisti, riusciamo a far migliorare molti bambini”. L’ultima conquista di Gianna è l’acquisto di alcuni apparecchi acustici per i bimbi non udenti che vivono nel villaggio. Ne sono arrivati 50. ’Quando torno al villaggio i bambini che prima non camminavano ora mi vengono incontro correndo, quelli che non sentivano e non parlavano mi dicono ‘grazie’. È un miracolo’.
Lucia Renati