Arriva a casa alle 13.45. Giusto il tempo di mangiarsi un boccone al volo e via subito sui libri. Poi, messi da parte greci e latini, vola in palestra. Un’oretta e mezza di allenamento, di nuovo a casa, la cena, un po’ di tv e finalmente il letto. Una giornatina niente male quella di Vanessa Villa, neo campionessa italiana junior di Kata.
Qualche altro impegno, no?
“Per carità, questi mi bastano e avanzano”.
Ma come fa a trovare tempo per tutto?
“Correndo. Del resto il karate è tutta la mia vita e quindi se voglio continuarlo devo fare dei sacrifici. Anche perché faccio una scuola non proprio facile”.
Non mi dica il Classico?
“Esattamente. Frequento la IIIB del «Dante Alighieri». Già è difficile affrontarlo senza altri impegni, figurarsi facendo uno sport come il mio. Però devo dire un grazie ai miei professori perché mi stanno aiutando tantissimo”.
A proposito, come è stata accolta dopo il successo a Ostia?
“I miei compagni mi hanno dedicato un lungo applauso e io mi sono emozionata”.
Proprio come sul podio.
“E già. Lì quando mi hanno messo la medaglia d’oro e ho sentito le note della canzone «We are the champions» ho iniziato a piangere come una fontana”.
Mi spiega come l’è venuto in mente di fare karate?
“In verità prima ho fatto ginnastica e danza, poi un giorno, all’età di 10 anni (oggi va per i 19, ndr) la mia amica Alessandra mi ha parlato di questa disciplina e così, per curiosità, ho voluto provarla e ho subito capito che sarebbe stata la mia vita”.
Una disciplina che per lei ha significato tanto, giusto?
“Giustissimo, perché grazie al karate sono riuscita a superare i miei limiti. Prima di salire sul tatami ero timida, impacciata, mi vergognavo di tante cose. Oggi ho superato tutti i miei limiti e sono una ragazza che ha una gran voglia di vivere e stare insieme agli altri”.
Parlando di altri, finalmente ha coronato un sogno visto che è stata convocata in Nazionale insieme a sua sorella Carlotta.
“Bellissimo, è una cosa meravigliosa. Io e lei abbiamo un rapporto eccezionale, sono più grande di quasi due anni ma è come se fossimo gemelle, viviamo in simbiosi. Ci siamo fatte anche lo stesso tatuaggio: due farfalle e un cuore con le nostre iniziali”.
Francesco Barone