È dunque arrivata, dopo soli 17 giorni di lavoro, la prima manovra economica del Governo Monti e, come era ampiamente prevedibile, le voci di malcontento e di lamentela si sono subito alzate un po’ da tutte le parti. Per poter esprimere un giudizio più compiuto sarà necessario attendere di conoscere meglio i dettagli della manovra, ma per poter fare anche solo una prima valutazione d’insieme non si può tacere la situazione dalla quale il nostro paese viene. Due sono gli aspetti più evidenti. Innanzitutto tutti quanti, nessuno escluso, abbiamo vissuto negli ultimi 40-50 anni decisamente al di sopra delle nostre possibilità, finanziando il sistema paese in tutte le sue articolazioni (sanità, istruzione, pensioni, servizi sociali, pubbliche amministrazioni, ecc.) tramite un massiccio ricorso all’indebitamento pubblico, dando vita ad un debito pubblico di proporzioni tali che non sarebbe sostenibile per alcun paese. Secondo aspetto, si sono sistematicamente trasferite risorse finanziare dal sostegno alla famiglia e alla natalità a favore degli anziani e del sistema pensionistico. Anche in conseguenza di tali scelte, si è verificato un profondo cambiamento nella struttura demografica del nostro paese, con una drastica riduzione della natalità, e di conseguenza della popolazione lavorativa attiva, e un grande aumento degli anziani e dei pensionati. Dunque anche il nostro sistema pensionistico ha un equilibrio che non sarà più sostenibile nel medio-lungo periodo, soprattutto se grandemente dipendente dalle risorse finanziarie pubbliche, come quello attuale. Per entrambe le ragioni è ormai indilazionabile un serio e profondo intervento di finanza pubblica, per cercare di riequilibrare entrambi gli aspetti (debito pubblico e sistema previdenziale), ma anche per rimanere nell’Euro e non dover far fronte a scenari possibili di insolvenza del nostro sistema paese, con conseguenti possibili anni di profonda recessione economica. Tutto ciò senza citare i tanti altri problemi del nostro paese (evasione fiscale, bassa o nulla crescita economica, iniquità nella distribuzione delle risorse, ecc.). L’attuale manovra non è ovviamente risolutiva di tutto ciò, ma rappresenta un primo importante segnale sulla base dei tre principi fondamentali ispiratori dell’azione del Governo Monti, ossia il rigore nei conti pubblici, l’equità degli interventi e lo sviluppo economico. Molto ovviamente resta ancora da fare, come del resto espressamente indicato dallo stesso Monti, e molto si può fare per migliorare vari aspetti della manovra. Complessivamente però si tratta di un segnale necessario, anzi ormai indispensabile, nella giusta direzione.
Maurizio Nussoni