E’ bastata una decina di contestatori per rovinare una intera giornata. E trasformare la Giornata della Legalità e della Solidarietà in uno schiaffo alle istituzioni e in un calcio alla democrazia. Che occasione persa.
Palazzetto dello Sport Flaminio. In campo questa volta non ci sono i Crabs desiderosi di pizzicare una vittoria al basket, ma scende il Ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri, atteso dai ragazzi di tutta Rimini con una serie di interrogativi. Riguardano scuola, adulti, educatori. C’è un pezzo di futuro in gioco. Accanto al Guardiasigilli, due adulti responsabili: il presidente capo del Dipartimento della Giustizia minorile Caterina Chinnici e il sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini, una riminese più che mai vicina ai ragazzi e al mondo della scuola.
La festa diventa un parapiglia. Una dozzina di ragazzi del Collettivo Paz prima espone uno striscione, poi zittisce la folla con una violenta arroganza. Carmen Lasorella “regala” il microfono al pasdaran del Paz Federica Montebelli e lei che fa? Scientemente in 5 minuti pronuncia ogni tipo di insulto davanti al ministro e a tre file di politici. La gazzarra fa il giro d’Italia e regala alla platea nazionale l’idea di una Rimini rivoltosa contro ministro, Questura, Digos, istituzioni. Rimini terra di antipolitica.
Tutto questo perché una dozzina di contestatori per radio e tv ancora una volta fanno più rumore di oltre 1.500 ragazzi di scuola media e superiore con la testa sulle spalle e pronti al dialogo. “Chi cerca di ottenere i propri diritti passando sopra quelli degli altri non è un eroe, è un prevaricatore. A noi e al Ministro è stata negata la libertà di ascoltare, discutere e dialogare” è il cruccio di Giacomo Morigi, presidente della Consulta degli studenti.
Parla di occasione persa anche don Giampaolo Rocchi. Sugli spalti del Flaminio c’era anche lui con le classi quarte di cui è insegnante al liceo “Einstein”. Tutti imbavagliati. “L’educazione alla legalità è un processo lungo e faticoso, e i ragazzi vogliono argomenti un po’ più seri di uno sbotto emotivo” chiosa l’insegnante.
Si può discutere dell’impostazione dell’incontro, della tempestività nell’eliminare uno striscione, della scaletta della mattinata. Si può discutere, appunto. Non insultare. Trasformando pure la premiazione di un concorso rivolto alle terze medie e alle superiori (peccato che il sindaco di Rimini non abbia potuto consegnare il riconoscimento) in una corsa contro il tempo.
Legalità e solidarietà meritano qualche secondo in più di uno spot e qualche minuto in meno di violenza, anche verbale.
Paolo Guiducci