Nessun miracolo. Nessun moto d’orgoglio. Solo tante parole spese in una settimana che resterà per sempre nella storia della Rimini calcio. Sette giorni iniziati con un pugno rifilato dal tecnico D’Angelo a un avversario e con la “farsa” delle dimissioni date e poi rientrate. Grazie anche, si è detto, alle parole dei giocatori che, però, sul campo non sono riusciti a trasformarle in punti. Anzi, a Castiglione è arrivata la tredicesima sconfitta stagionale, la nona fuori casa, al termine di una prestazione incolore dove le assenze non possono giustificare l’apatia e la poca determinazione vista. E queste sono le cose che preoccupano di più, perché sembra che i giocatori siano quasi rassegnati ai play out. Il problema, però, è un altro: domenica il Fano ha battuto la Valle D’Aoste arrivando a -2 proprio dai biancorossi e riaprendo, di fatto, la lotta per non retrocedere direttamente anche se, calendario alla mano, quello dei marchigiani sembra tutto in salita. A parte la gara di Casale (già retrocesso), gli amaranto riceveranno un Venezia in piena lotta play off e poi chiuderanno sul campo del Monza. Senza dimenticare che in caso di arrivo in parità con il Rimini, retrocederebbero proprio i fanesi in virtù del punto di penalizzazione. Insomma, la strada su cui si sono incamminati i biancorossi è quella che porta ai play out che, molto probabilmente, si giocheranno con i valdostani. Intanto sul fronte societario, dopo il pagamento degli stipendi, continuano gli incontri con il gruppo Del Giudice anche se sembra che siano spuntate fuori due nuove cordate. Il problema, a questo punto, però, è uno: il Rimini deve assolutamente salvarsi, altrimenti addio passaggi. E nell’anno del centenario sarebbe davvero una beffa.
Francesco Barone