Il presepe. Simile allo scenario di una sacra rappresentazione, esso ci appare animato da personaggi principali e secondari, ciascuno dotato di un suo preciso valore.
Il significato dei personaggi principali, ci è indubbiamente noto se non altro per merito del catechismo appreso da piccoli. Ma anche i personaggi secondari hanno un valore sacro ed un significato simbolico.
Cominciamo dai rappresentanti del mondo inanimato: per mezzo loro la stessa natura fisica diventa personaggio dello scenario.
Anzitutto la natività avviene in piena notte, ed anche questo buio è attore della sacra rappresentazione. La notte di Betlemme raffigura le tenebre dell’idolatria e del peccato che avvolgono il mondo al momento della nascita del Redentore: “spunta la gloria del Signore, mentre le tenebre avvolgono la terra e l’oscurità si stende sui popoli”, aveva profetizzato Isaia (60,1). Infatti, è proprio al momento più culminante della notte, nell’ora più tenebrosa della storia che nasce quel sole di giustizia destinato ad annientare il peccato.
Un altro elemento inanimato del presepio è la grotta. Già da secoli la grotta era il luogo purificatore in cui si ritiravano i profeti per prepararsi alla loro missione; era il centro da cui partivano le grandi opere di riforma del popolo ebraico. Ma questa grotta di Betlemme appare vasta come il mondo, perchè ospita i rappresentanti di ogni natura creata -da quella inanimata fino all’uomo e agli angeli- che rendono omaggio al loro Creatore fattosi visibile. Immagine dell’austerità e della povertà, essa accoglie umilmente colui che è stato già rifiutato, prima ancora di nascere, dai suoi stessi sudditi. Se in ebraico Betlemme significa “casa del pane”, è perchè proprio questo luogo era predestinato a donare agli uomini il Pane vivo disceso dal cielo; la grotta del presepio è, per così dire, il forno in cui è stato preparato questo divino Pane di salvezza che oggi riceviamo nella Santa Eucarestia; gli stessi Padri della Chiesa ci descrivono la grotta come immagine del sacro grembo di Maria che ha generato questo Pane.
Entriamo ora nella grotta ed osserviamo i personaggi del mondo animale che sono presenti. Accanto al Bambin Gesù, in atteggiamento riverente, vediamo due bestie: un bue ed un asino. Il bue, immagine di forza, calma e bontà, raffigura la potenza dell’obbedienza che si realizza nel lavoro e nel sacrificio. Simbolo del popolo eletto, docilmente sottomesso al giogo dell’antica Legge, è immagine della potestà sacerdotale del Messia.
L’asino, invece, simbolo di sapienza, è l’animale che servirà da cavalcatura regale e pacifica a Gesù nel momento del suo ingresso trionfale in Gerusalemme, come aveva profetizzato Zaccaria (9,9). Esso rappresenta il popolo cristiano che si converte alla vera Sapienza e si sottomette alla nuova Legge.
Se il bue rappresenta la potestà sacerdotale, allora l’asino rappresenta quella regale di Cristo.
Davanti alla grotta vediamo sostare con devozione e rispetto i pastori chiamati dall’Angelo. Personaggio nomade per eccellenza che vive in continuo pellegrinaggio ed esilio, senza mettere radici nei luoghi per cui passa, il pastore ci appare quindi staccato dalle cose terrene e ne usa solo per vivere austeramente. Per questo i pastori di Betlemme sono immagine della Chiesa pellegrina che, guidata dalla stella della Redenzione, si dirige verso il suo Salvatore.
Ma ecco che la piccola folla dei pastori si fa rispettosamente da parte per lasciare passare degli illustri pellegrini che entrano nella grotta: sono i tre Re magi venuti dal lontano Oriente. Sono i patriarchi dell’umanità convertita. Nelle loro auguste persone l’antica scienza ed il potere politico rendono omaggio all’Atteso dalle genti, si inchinano al Re dei Re e Signore dei dominatori (Ap. 19,16).
Che spirito di pronta obbedienza e di cieca fiducia dimostra il loro gesto di abbandonare senza rimpianti la loro terra per seguire la stella e cercare il Redentore! Essi hanno dato prova di essere insieme grandi e semplici, potenti ed umili, di saper comandare ed obbedire. La loro generosità si manifesta nei ricchi doni che recano al bimbo oro, incenso e mirra.
L’oro, col suo splendore e la sua incorruttibilità e duttilità, rappresenta la Carità, lo splendore della giustizia e quindi il sacro potere dei Re: esso infatti rende omaggio alla regalità di Cristo e riconosce il suo potere sui popoli e sulle nazioni.
L’incenso, aroma offerto alle divinità, simboleggia ovviamente la virtù della Fede e lo spirito di adorazione.
La mirra, infine, erba amara che veniva usata per seppellire i morti, rende omaggio all’umanità di Gesù, destinata ad essere consumata senza risparmio sulla Croce.
Nella scena ci sono poi molti personaggi popolari, osterie, commercianti e case tipiche dei borghi agricoli, tutti elementi palesemente anacronistici. Questa è comunque una caratteristica di tutta l’arte sacra, che ha sempre rappresentato gli episodi della vita di Cristo con ambientazioni contemporanee all’epoca di realizzazione dell’opera. Anche questi personaggi sono simbolici. Ad esempio il male è rappresentato nell’osteria e nei suoi avventori, mentre il personaggio che porta il vino in un carretto con le botti, impersona il Diavolo.
Esistono anche alcuni personaggi tipici come la Meraviglia e il Dormiglione.