Quando si parla di agricoltura a Rimini si chiama in causa un tema complesso. Basti pensare solo agli ultimi due anni, in cui i rincari generalizzati e la drammatica alluvione del maggio scorso hanno colpito duramente l’intero settore, con ferite aperte ancora oggi. Un tema che passa necessariamente anche dal CAAR, il Centro Agro Alimentare Riminese, che rappresenta il “polmone alimentare” del territorio e dalla cui attività è possibile scattare una fotografia dello stato di salute del comparto. A illustrarla è la dottoressa Cinzia Furiati, Direttore Generale del CAAR di Rimini.
Dottoressa Furiati, componiamo il mosaico del CAAR, partendo dai prodotti e dalla loro provenienza.
“I prodotti trattati sono quelli del settore ortofrutticolo e la loro origine può essere distinta sulla base delle categorie merceologiche. La categoria che più rappresenta il territorio è quella della frutta (a esclusione degli agrumi), che per il 40% è di provenienza locale, in particolare per i prodotti più venduti, che sono le pesche, le ciliegie, le fragole, le albicocche, oltre a mele e pere. Il resto della frutta presente sul mercato è di provenienza prevalentemente nazionale (30%) ed europea (10%), con un’importante percentuale di frutta di origine extra UE (20%). Gli agrumi, come visto, non rientrano in questo elenco perché non ne abbiamo di provenienza locale al CAAR, essendo di origine prevalentemente nazionale ed europea (rispettivamente 65% e 20%), a cui si aggiunge una piccola percentuale extra europea (15%). Tra la frutta che non proviene dal territorio, cocomeri e meloni sono i più venduti. Per quanto riguarda gli ortaggi, invece, la provenienza è in maggioranza nazionale (40%) ma con un 30% locale, seguite da quella europea ed extra UE (entrambe al 15%). A proposito di estero: sviluppiamo attività di internazionalizzazione del commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli attraverso ‘Emilia Romagna Mercati Rete di Imprese’, con l’attivazione di rapporti di natura commerciale per l’esportazione di prodotti ortofrutticoli in Paesi stranieri”.
Di che tipo sono, invece, i produttori e gli acquirenti che maggiormente si rivolgono al CAAR?
“Nel nostro mercato sono presenti tre cooperative agricole e circa 90 produttori, che si interfacciano prevalentemente con negozianti al dettaglio, ambulanti e grossisti, oltre agli operatori delle attività ricettive, come ristoratori e albergatori. Dal punto di vista della filiera, ad oggi il ricarico medio del venditore finale è del 35% se parliamo del commerciante al dettaglio, mentre oscilla tra il 10% e il 15% se il venditore finale è il grossista”.
Rimanendo sul lato economico, quali sono i volumi di vendita del CAAR riminese?
“Negli anni post-pandemici il CAAR ha visto un trend crescente di vendite che arriva al 10% (nel 2021 e 2022). Nel 2023 abbiamo registrato un arresto nei volumi di vendita: il fatturato, però, è comunque aumentato a causa del generale rincaro dei prezzi. Più nello specifico, non è ancora disponibile il fatturato 2023 dei nostri conduttori; tuttavia da un’analisi del fatturato 2022 emerge che il dato aggregato del settore ortofrutta relativo solo alle cooperative agricole presenti nel nostro mercato ammonta a 103 milioni di euro. In termini generali, passiamo da 500mila euro per una piccola azienda individuale a oltre 10 milioni per una società di capitali”.
Ha citato un elemento che caratterizza l’attuale periodo storico, i rincari. Come descrivere l’attività del CAAR di Rimini in queste stagioni così complesse?
“Il 2023 ha risentito, in continuità con l’anno precedente, dell’instabilità economica e geopolitica globale oltre che degli impatti sulla inflazione e delle anomalie climatiche che hanno contrassegnato l’intero anno. L’inflazione è tuttora elevata, nonostante le svolte restrittive delle politiche monetarie delle banche centrali i fattori di instabilità e incertezza permangono. In questo particolare periodo storico i mercati all’ingrosso hanno fatto da ammortizzatori dell’inflazione, attenuando ove possibile gli incrementi. La nostra società si è sempre attivata per dare risposte e sostegno agli operatori del mercato e al territorio”.
Un altro tassello che si è inserito violentemente in questo contesto è l’alluvione del maggio 2023.
“Nel mese di giugno, in seguito agli effetti dell’alluvione che si è abbattuta sull’Emilia-Romagna, la nostra società ha ritenuto fondamentale organizzare e coordinare un tavolo di lavoro con i rappresentanti territoriali delle associazioni di categoria per sollecitare misure e interventi non solo per superare la fase emergenziale, ma per una veloce ripartenza. Sempre per andare incontro ai disagi del periodo, la nostra società ha deliberato una riduzione delle tariffe di ingresso al mercato”.
Siamo anche nell’epoca della transizione energetica: qual è l’impegno del CAAR di Rimini su questo fronte?
“L’investimento più rilevante è l’ampliamento dell’attuale impianto fotovoltaico a servizio dei nostri conduttori, in progetto da diversi anni ma non attuabile nel 2023 in quanto subordinato alle verifiche nell’ambito di una costituenda Comunità Energetica Rinnovabile (CER), non fattibili per la mancanza dei decreti ministeriali attuativi in materia pubblicati solo il 23 gennaio scorso. Nel corso del 2022 abbiamo riconvertito gli impianti illuminanti delle aree coperte comuni e dei box del mercato ortofrutticolo con tecnologia led generando un ottimo risultato in termini di risparmi”.