Questione di altezza. Per Scott Lang (Paul Reed) la dimensione congeniale sembra essere quella da formica, visto che il formato “gigante” gli provoca ancora scompensi di respirazione. Il secondo film da titolare per Ant-Man che qui condivide il titolo con la sua partener femminile Hope, ovvero The Wasp (Evangeline Lilly), nell’economia di una sempre più folta presenza di ragazze nell’universo cinematografico Marvel (vedi prossimo Capitan Marvel), ancora una volta diretto da Peyton Reed, conferma lo status di commedia che aveva costruito la fortuna del primo film “solista” dell’uomo formica, assente nell’ultimo Avengers per arresti domiciliari (la classica scena sui titoli di coda ci fa capire che la formica e la vespa probabilmente saranno della partita nel prossimo Vendicatori). Così si ride molto per battute e situazioni in un film pensato per un pubblico il più ampio possibile, dove Ant-Man e Wasp sono alla ricerca della madre di quest’ultima (la interpreta Michelle Pfeiffer, ringiovanita all’inizio assieme a Michael Douglas con l’ausilio delle moderne tecnologie), intrappolata da trent’anni nel Regno Quantico. A mettere i bastoni fra le ruote ci si mette uno strano fantasma e un losco affarista, quest’ultimo desideroso di mettere le mani sulle scoperte dello scienziato Hank Pym.
Tra automobili che si ingrandiscono e si rimpiccioliscono in un secondo, e i problemi dell’eroe con la sua tuta tecnologica, con esilaranti esiti delle modifiche del suo corpo, Ant-Man and the Wasp mantiene intatto il piacere totale dello spettacolone da puro divertimento, senza troppe pretese, ma fabbricato con tutta la cura “industriale” che la Marvel pone da dieci anni nei suoi prodotti per il grande schermo. Al glorioso Stan Lee, nel suo immancabile cameo, spetta una spassosa battuta.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani