Dieci anni sono passati dalla vicenda raccontata ne L’alba del pianeta delle scimmie e il secondo episodio del ciclo diretto da Matt Reeves conferma le ottime impressioni del predecessore, potenziando il dramma di una Terra che deve fare i conti con la razza di scimmie intelligenti creata da esperimenti in laboratorio che hanno portato il pianeta al suo degrado. Le scimmie paiono i padroni del mondo civile, ma c’è un’ampia compagine di sopravvissuti, con il leader Dreyfus (Gary Oldman) che non ci sta a farsi soffiare il posto dai pelosi bestioni. Malcolm (Jason Clarke, visto ne Il grande Gatsby e Sotto assedio e atteso in un prossimo Terminator), assieme al figlio Alexander (Kodi-Smith McPhee) e a Ellie (Keri Russell che qualcuno ricorda nel telefilm Felicity dello stesso Reeves) preferisce il tentativo del dialogo perché scimmie e umani possano trovare una via di condivisione. Cesare, il capo delle scimmie, cerca di evitare la guerra tra le due specie, ma all’interno della tribù esplode l’odio del malvagio Koba, deciso a distruggere la razza umana.
Tra la meraviglia dello spettacolo digitale (ogni volta i tecnici della neozelandese Weta – con il mimo Andy Serkis, già “Gollum” nel Signore degli anelli – riescono a superarsi) e la potenza del racconto, quanto di più contemporaneo ci possa essere (come si fa presto a far scatenare una guerra, tra odio, incomprensione ed intolleranza), Apes Revolution trova la strada giusta per non deludere un’ampia fetta di pubblico. L’evoluzione della vicenda, giocata tra un bosco selvaggio patria delle scimmie e i rimasugli di civiltà urbana che accolgono gli umani decisi a riconquistare il loro territorio, propone lampi di conflitto inevitabili: si scaldano i motori per la terza puntata attesa nel 2016.