Augusto Campana è stato uno dei massimi storici, filologi, epigrafisti, paleografi ed eruditi europei. Nato a Santarcangelo il 22 maggio 1906, nella città clementina morì il 7 aprile 1995. Professore alla Scuola Normale Superiore di Pisa, all’Università di Urbino e presso La Sapienza di Roma, fu insignito della cittadinanza onoraria di Rimini per il suo instancabile operato verso le opere artistiche e architettoniche della città.
Scrittore della Biblioteca Apostolica Vaticana, Campana produsse una incredibile mole di documenti. La sua immensa e preziosa raccolta di libri, opuscoli e carte di lavoro (notificata presso il Ministero) è stata acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini e depositata presso la Biblioteca Civica Gambalunga a disposizione del pubblico.
La Fondazione, che già promuove l’imponente edizione degli Scritti, in tre volumi di due tomi ciascuno, ha sostenuto la pubblicazione del Diario archeologico e artistico riminese dell’anno 1944. Pietre di Rimini, a cura di Giovanna Campana e con postfazione di Rosita Copioli. Il volume racconta l’impegno quotidiano dello studioso per la salvaguardia del patrimonio artistico, archeologico e bibliografico di Rimini nel periodo più drammatico della città.
A onorare la figura di questo maestro, anche in parallelo ad altri grandi intellettuali italiani, la Fondazione Carim ha invitato, nell’ambito del ciclo “I Maestri e il Tempo. Arte e Pensiero a Rimini, tra l’Europa e l’Oriente”, il professor Salvatore Settis, noto archeologo e storico dell’arte. Già direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove insegna Archeologia Classica, ha inoltre diretto il “Getty Center for the History of Art and the Humanities” di Los Angeles ed è membro del “Deutsches Archäologisches Institut”.
Allievo di Augusto Campana alla Scuola Normale Superiore di Pisa, Settis è pure “candidato” alla Presidenza della Repubblica. La petizione online, partita recentemente, sfiora le 1800 firme.
Settis ha però elegantemente evitato qualunque riferimento a sé e alle sue opere.
A partire dall’analisi diPietre di Rimini. Diario archeologico e artistico riminese dell’anno 1944, Settis ha invece tracciato per la prima volta in pubblico un profilo dell’intellettuale Campana.
“Il mio è un ricordo delicato, personale, che vorrò però non tradire nella sua intimità, ma proporvi da allievo e collega di Campana. – confessa Settis – Lo conobbi da matricola alla Normale di Pisa, ero un suo allievo e apprezzai fin da subito la sua dedizione: un rapporto inscindibile tra affetti e scienza. Questi scritti, curati amorevolmente dalla figlia Giovanna, meritano per vari motivi di essere letti: non solo per conoscere la figura di un grande storico dell’arte, che molto ha fatto per Rimini e per l’Italia, ma anche per tre parole ricorrenti e in analogia con il nostro tempo”. Si tratta di “crisi”, “ricostruzione” e “speranza”. A questo proposito Augusto Campana “ha avuto la profonda consapevolezza che il nostro patrimonio storico e artistico è scuola di cittadinanza. Essere cittadino e tutelare tale patrimonio è la stessa cosa. Lo dice anche la Costituzione, all’art. 9, articolo che noi non stiamo rispettando. (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione). Negli anni della guerra c’erano speranze per il futuro e si parlava molto di patrimonio; da quella cultura è nata poi la ricostruzione. Se gli italiani di allora hanno saputo reagire a una grave crisi come quella del dopoguerra, gli italiani di oggi possono reagire a un momento di crisi come l’attuale”.
Torniamo a Campana. Nel 1944 imperversavano i bombardamenti, i suoi scritti ci raccontano meticolosamente di come li annotasse con numeri romani e delle sue perlustrazioni dopo ognuno di essi. Finito il bombardamento usciva a piedi o in bici per controllare lo stato delle opere di Rimini. A lui si devono i recuperi di tanti frammenti di opere andate in pezzi e il salvataggio del patrimonio della Biblioteca Gambalunga. Allora l’orizzonte di moralità dei cittadini era di gran caratura: si preparavano le coscienze alla Costituzione. Campana è un grande esempio di etica che si fa scienza. Il suo Diario “esprime in ogni passo questa connessione, racchiudendo in sé la descrizione del patrimonio archeologico, artistico e storico di Rimini, cosa che lo rende un prezioso documento e tuttora fonte di informazione per chi nel tempo a quel patrimonio deve prestare cura e assicurarne la salvaguardia”.
Settis ricorda inoltre tre intellettuali italiani, diversi per molti aspetti (per luogo d’origine, ruolo nella società ed estrazione) ma uniti da un grande senso di giustizia sociale e di etica personale: Adriano Olivetti, Corrado Alvaro e Roberto Longhi. Sulle loro parole, così lontane nel tempo, Settis lancia un monito quanto mai attuale: “La crisi è in qualche modo peggio delle bombe: abbiamo bisogno oggi più che mai di quelle coscienze, di quegli ingredienti che nutrirono la redazione della Costituzione, abbiamo bisogno di fiducia, di speranza e di responsabilità”.
Melania Rinaldini