Assistere impotenti alla carneficina senza precedenti che si è consumata in Israele e Palestina negli ultimi mesi è stato pazzesco. La violenza di Hamas e la risposta – nel disprezzo di ogni vita – del governo di Israele, hanno spazzato via ogni istanza di pace e nonviolenza, pur presenti nelle società palestinesi e israeliane. Una ubriacatura che ha investito il mondo della politica mondiale e dei mass media, che dal 7 ottobre hanno censurato ogni impegno pacifico di soluzione dei conflitti, lasciando solo il Papa nei suoi appelli, quasi fosse un ingenuo. Chi ha provato a parlare di nonviolenza è stato deriso o trattato come un imbecille da tanti media, che hanno letteralmente “cancellato” gran parte della società civile israeliana e palestinese, descrivendo gli uni come guerrafondai e gli altri come terroristi. Ci voleva di nuovo il vecchio pontefice a dar voce a un mondo diverso, come ha fatto all’Arena della Pace di Verona. Abbiamo così scoperto Alliance for Middle East Peace, che raduna 150 (!) ong ebraico-arabe e israelo-palestinesi o le madri di Women Wage Peace (israeliane) e Women of the Sun (palestinesi) che insieme piangono i loro figli, ma insieme lottano per la pace; oppure iCombatants for Peace, un movimento di base formato da ex combattenti israeliani e palestinesi, che guidati dai valori della resistenza nonviolenta, stanno mostrando al mondo che esiste un’altra via alla guerra.
“Sono sempre più convinto – ha detto il Papa a Verona a chi ha scelto la pace – che il futuro dell’umanità non sia solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. È soprattutto nelle mani dei popoli; nella loro capacità di organizzarsi e anche nelle loro mani che irrigano, con umiltà e convinzione, questo processo di cambiamenti. Il popolo deve avere coscienza di sé stesso e agire come popolo, agire con questa volontà di fare pace.
Voi, però, tessitrici e tessitori di dialogo in Terra Santa, per favore, chiedete ai leader mondiali di ascoltare la vostra voce, di coinvolgervi nei processi negoziali, perché gli accordi nascano dalla realtà e non dalle ideologie. Ricordiamo che le ideologie non hanno piedi per camminare, non hanno mani per curare le ferite, non hanno occhi per vedere le sofferenze dell’altro. La pace si fa con i piedi, le mani e gli occhi dei popoli coinvolti, insieme tutti.
La pace non sarà mai frutto della diffidenza, frutto dei muri, delle armi puntate gli uni contro gli altri. In questo momento mentre molti stanno seminando distruzione e paura, seminiamo, fratelli e sorelle, speranza! Siamo seminatori di speranza!
Ognuno cerchi il modo di farlo, ma seminatori di speranza, sempre. Non smettete. Non scoraggiatevi. Non diventate spettatori della guerra cosiddetta “inevitabile”. No, spettatori di una guerra cosiddetta inevitabile, no. Come diceva il vescovo Tonino Bello: « In piedi tutti, costruttori di pace! »”.