La guerra è contraria alla ragione”. Dalla basilica di San Nicola a Bari il Papa ha esortato i vescovi del Mediterraneo ad “agire come instancabili operatori di pace”, in un’area “insidiata da tanti focolai di instabilità e di guerra.
La guerra “è un’autentica follia – il suo monito – perché è folle distruggere case, ponti, fabbriche, ospedali, uccidere persone e annientare risorse anziché costruire relazioni umane ed economiche”. “Il fine ultimo di ogni società umana rimane la pace, tanto che si può ribadire che non c’è alternativa alla pace, per nessuno”, spiega il Papa.
“La costruzione della pace, che la Chiesa e ogni istituzione civile devono sempre sentire come priorità, ha come presupposto indispensabile la giustizia”, calpestata “dove sono ignorate le esigenze delle persone e dove gli interessi economici di parte prevalgono sui diritti dei singoli e della comunità” e dalla “cultura dello scarto, che tratta le persone come fossero cose, e che genera e accresce le diseguaglianze”.
Il fenomeno migratorio,“segnerà profondamente la regione mediterranea, per cui gli Stati e le stesse comunità religiose non possono farsi trovare impreparati”.
“Tra coloro che nell’area del Mediterraneo più faticano, vi sono quanti fuggono dalla guerra o lasciano la loro terra in cerca di una vita degna dell’uomo”, fa notare Francesco: “Il numero di questi fratelli – costretti ad abbandonare affetti e patria e ad esporsi a condizioni di estrema precarietà – è andato aumentando a causa dell’incremento dei conflitti e delle drammatiche condizioni climatiche e ambientali di zone sempre più ampie”, e incontra troppo spesso indifferenza e rifiuto.
“Si fa strada un senso di paura, che porta ad alzare le proprie difese davanti a quella che viene strumentalmente dipinta come un’invasione”. “La retorica dello scontro di civiltà serve solo a giustificare la violenza e ad alimentare l’odio”, è la tesi di Francesco: “L’inadempienza o, comunque, la debolezza della politica e il settarismo sono cause di radicalismi e terrorismo”.
“La comunità internazionale si è fermata agli interventi militari, mentre dovrebbe costruire istituzioni che garantiscano uguali opportunità”. “Non accettiamo mai che chi cerca speranza per mare muoia senza ricevere soccorso o che chi giunge da lontano diventi vittima di sfruttamento sessuale, sia sottopagato o assoldato dalle mafie”, l’appello per l’accoglienza, “processo non facile” ma che è “impensabile poterlo affrontare innalzando muri”.
“Mi fa paura sentire discorsi che seminano paura e si sentivano nella terza decade del secolo scorso”. Il Mediterraneo, invece, è “il mare del meticciato, culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione”.