<em>”Voglio che il più bel giorno della mia vita sia una cosa indimenticabile</em>. Dite la verità, quante volte avete sentito questa frase? Magari anche voi l’avete detta ad amici e parenti. Proprio per questo, per quel “sì” tanto speciale, non si bada a spese. <em>“Se c’è qualcosa su cui non si fa economia è il matrimonio”</em> conferma don Franco Mastrolonardo, che di giovani coppie se ne intende essendo il responsabile del “Punto Giovane” di Riccione. <em>“La gente continua a tenere molto a questo giorno, fiori e decori compresi”</em>.
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[kb_description]”Una coppia ha scelto di sposarsi nella nostra capellina in un giorno feriale e al termine della funzione siamo andati tutti insieme a mangiarci le brioches. Un’altra coppia ha, invece, scelto di sposarsi, sorprendendo tutti, durante l’ultima seduta del corso pre-matrimoniale al Punto Giovane. Un’altra ancora, sempre non dicendolo a nessuno, ha sorpreso gli invitati celebrando l’unione dopo un battesimo”[/kb_description]
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Ogni tanto, però, qualcuno decide di festeggiare in maniera sobria. <em>“Una coppia ha scelto di sposarsi nella nostra capellina in un giorno feriale e al termine della funzione siamo andati tutti insieme a mangiarci le brioches. Un’altra coppia ha, invece, scelto di sposarsi, sorprendendo tutti, durante l’ultima seduta del corso pre-matrimoniale al Punto Giovane. Un’altra ancora, sempre non dicendolo a nessuno, ha sorpreso gli invitati celebrando l’unione dopo un battesimo”</em>.
C’è chi poi ha occupato campi sportivi e tendoni parrocchiali per festeggiare con tutti i fedeli, come è capitato qualche volta a Castelvecchio di Savignano.
<em>“Un rinfresco alla buona che diventa un momento di condivisione per la comunità”</em>, spiega il parroco, don Giampaolo Bernabini. <em>“Ma ho anche sposato coppie che hanno chiesto agli invitati di devolvere i loro doni alle missioni o ad altre associazioni di solidarietà”</em>.
Ad essere andati nettamente fuori le righe sono Jonathan e Marica che lo scorso autunno, forti del percorso fatto con i padri francescani di Assisi, hanno optato per l’improvvisazione e l’aiuto degli amici. “<em>A partire dalla nostra lettera di partecipazione (lunga dieci pagine) abbiamo espresso il desiderio di mantenere al centro l’unione in chiesa. Il vestito non doveva essere importante; ci siamo sposati in jeans. Agli altri abbiamo chiesto di venire vestiti in base al modo in cui li abbiamo conosciuti, ad esempio chi lavorava in ospedale indossava un naso rosso. E chi voleva poteva comprare una maglietta-ricordo prodotta da una startup sociale che raccoglie gli scarti di tessuti della grande produzione</em>”. Lo sforzo è stato comunque notevole: 350 invitati! Invito aperto a tutta la comunità Papa Giovanni XXIII con la quale sono in fase di conoscimento. Quindici i chili di strozzapreti fatti a mano. “<em>Abbiamo chiesto agli amici di contribuire ad allestire la festa in base alla tradizione romagnola per farla conoscere ai molti invitati stranieri. Abbiamo affittato l’albergo Stella Maris per un weekend intero e in tanti alla fine ci hanno aiutato a ripulire. L’aperitivo è stato realizzato da un’associazione di disabili. I piatti li hanno lavati gli scout. La cuoca stessa era una capa scout che ha assoldato dei ragazzi dell’alberghiero; abbiamo preferito pagare loro piuttosto che un catering</em>”. Sia le fedi che il vestito sono stati presi dalle suore del monastero di Santa Rita da Cascia. “<em>L’abito lo abbiamo portato all’offertorio come simbolo di rinuncia e con le donazioni degli invitati abbiamo coperto le spese della festa e donato quel che avanzava in beneficienza. Non ci siamo fatti mancare nulla</em>”.
<strong>Mirco Paganelli</strong>