Da qualche giorno è tornato di nuovo a casa sua, a Sogliano al Rubicone, per un periodo di riposo, fino all’inizio di agosto. Monsignor Pietro Sambi, 70 anni compiuti il 27 giugno, è dal dicembre 2005 rappresentante della Santa Sede negli Stati Uniti e presso l’Organizzazione degli Stati Americani, nominato da Papa Benedetto XVI.
Quello a stelle e strisce è solo l’ultimo incarico detto è un maestro nell’infondere coraggio basato sulla fede, sulla speranza e sulla carità. Ha aperto nuove strade alla Chiesa in America, ha insegnato ai giovani a trovare un senso e una missione alla loro vita, ha invitato il popolo americano a fare dono della solidarietà ai poveri del mondo”.
Quanto tempo impiega nel preparare un viaggio del Papa?
“La visita del Papa è definita pastorale, perché la priorità è nel rivolgersi ai fedeli. Ma evidentemente una visita del Papa implica anche rapporti con le autorità. Inoltre dato il potere dei mass-media negli Stati Uniti, una visita del Papa in quel paese ha ripercussioni mondiali. La visita del pontefice deve essere preparata in tutti i dettagli sia nei riguardi dei fedeli cattolici che della popolazione intera, che nei riguardi delle autorità. Ma in primo luogo la visita del Papa si prepara con la preghiera perché la conversione e la pace sono i frutti migliori di una visita papale”.
Si riescono a vedere spiragli di pace al di là dell’Oceano?
“Quello che io percepisco è che il popolo americano ha un grande desiderio che finisca la guerra in Iraq e che non vi siano più i loro ragazzi a morire in quel Paese”.
Mons. Sambi, perché è così difficile la pace nel mondo?
“Perché sono troppo grandi gli egoismi e la sete di potere”.
Cosa le manca di Sogliano negli States?
“Qualche mese fa sono andato in Louisiana per insediare un nuovo vescovo. In quella diocesi vi sono suore riminesi. Mi hanno fatto trovare piadina, salame e prosciutto. Non posso negare che è stata una bella sorpresa”.
La sua vacanza a casa, fra amici e parenti. Tutti la vogliono ospite. Chi per una conferenza, chi per un incontro. E lei non si nega mai, con un carisma riconosciuto. L’altro giorno ha riunito quella che ama scherzosamente chiamare la “Tribù dei Sambi”: fratelli, sorelle e parentado.
“Con la «tribù dei Sambi» ci siamo ritrovati a tavola al ristorante Ponte Rosso. A pranzo invece ho riunito gli amici di gioco dell’infanzia a Ponte Uso, con i quali andavo a raccogliere secchi di lumache dopo la pioggia, lungo i fossi. Naturalmente il pranzo è stato a base di lumache presso l’Agriturismo La Rocca”.
Mons. Sambi, Lei è molto amato anche dai giovani. Ha seguito attentamente la Giornata Mondiale della Gioventù in Australia. Che impressione ne ha ricavato?
“È stato un successo, senza dubbio. Andare in Australia costa molto, eppure attorno al Papa sono arrivati mezzo milione di giovani di più di 150 nazioni. Non esiste al mondo nessun leader oggi che abbia capacità di riunire attorno a sé un numero così alto di ragazzi. E il papa Benedetto li ha riuniti attorno a Gesù Cristo, al Suo Vangelo, alla Sua Chiesa. Ho visto tanti giovani felici di vivere, felici di credere e felici di essere utili”.
Perché tanti giovani, e sono sempre di più, amano Papa Benedetto XVI?
“Il pontefice ha avuto grande successo fra i giovani degli Stati Uniti durante la sua recente visita e tanto riscontro fra i giovani in Australia. La ragione principale è che il Papa li aiuta a scoprire il significato delle propria gioventù, della vera gioia e della vera felicità”.
Ermanno Pasolini