Ora è semplicemente “Caligari” ma lo trovate principalmente indicato come “Il gabinetto del dottor Caligari”: il capolavoro espressionista tedesco di Robert Wiene, uscito nel 1920, ritorna in sala nella versione restaurata proposta dalla Cineteca di Bologna grazie alla sua stimolante (e necessaria) iniziativa “Il cinema ritrovato” che permette di rivedere su grande schermo gli episodi più rappresentativi della storia del cinema. Anche questa volta il Cinema Tiberio di Rimini non si lascia sfuggire la bella proposta, proiettando il film venerdì 26 febbraio alle ore 21 (biglietti € 5,50 interi, € 4,50 ridotti).
“Caligari” mette in scena un mondo “dipinto” (le scenografie sono tutte volutamente realizzate a mano con effetti sghembi che modificano sensibilmente la visuale “canonica” dello spettatore) con la cittadina di Holstenwaal, teatro delle gesta del dottor Caligari che si esibisce in spettacoli con il sonnambulo Cesare. Ma l’innocuo intrattenimento circense lascia spazio ben presto ad una serie di misteriosi delitti, con un finale inatteso ed imprevisto. Tra realtà e sogno, ragione e follia, “Caligari” è senza dubbio il film più rappresentativo della corrente espressionistica tedesca, in grado di presentare una realtà deformata dove dominano caos e terrore. Qui il raziocinio lascia ben presto spazio alle inquietudini della paura e della disumanizzazione, quest’ultima raccolta nel personaggio di Cesare, “automa” agli ordini di una mente superiore, espressione dei condizionamenti del potere, nello specifico l’ambigua figura del dottor Caligari, direttore di un manicomio, dove si dipana lo sconvolgente epilogo.
In Italia non ebbe vita facile per via della censura (fu definitivamente vietato per decreto ministeriale nel 1924): con i suoi 80 minuti di coinvolgente racconto “Caligari” è senza dubbio un’esperienza cinematografica di ampio interesse (è forse il primo caso di “film horror” della storia, con un approccio psicologico efficacissimo), con scenografie mai così “protagoniste” come in questo caso, specchio di anime contorte e smarrite.
Paolo Pagliarani