Il mondo di Oz dello scrittore Frank L. Baum è fucina inesauribile di storie, visto che consta di ben quattordici libri: di recente abbiamo visto l’approccio fantasioso di Sam Raimi con Il grande e potente Oz, ora è il turno di questo sequel (in altri paesi uscito nel 2012) animato che ha coinvolto animatori di scuola Disney in questo ritorno di Dorothy nella Città di Smeraldo, in pericolo per la minaccia del perfido Giullare, fratello della Strega Malvagia dell’Ovest, liquefatta dalla ragazzina del Kansas. Gli amici di Dorothy Leone, Uomo di Latta e Spaventapasseri, la cercano disperatamente per avere un aiuto prezioso e un arcobaleno provvede a trasportare la bambina e l’inseparabile cane Toto nel regno di Oz, senza più mago.
La Dorothy di questo cartone appare più “ragazzina” e grintosa, ma del resto i tempi sono cambiati e gli spettatori giovanissimi richiedono personaggi in sintonia. Così la fantasia dell’insieme trova i suoi punti di forza nelle elaborate rappresentazioni del regno dei dolci, della città di porcellana, nella dinamica rappresentazione del perfido Giullare e in alcuni nuovi personaggi come il Maresciallo Mellow, il grosso gufo ciarliero Socrate e la bisbetica Regina di porcellana che però ha anche un cuore che batte d’amore… Certo non tutti i personaggi sono graficamente tutti interessanti, a volte si fa largo uno stile un po’ “pupazzoso”, ma ci sono parti del film che risultano convincenti e il prodotto non è disdicevole. Semmai è la versione italiana delle canzoni a non acchiappare: tra l’altro il manifesto sfoggia la magica parola “Violetta” per l’esecuzione delle canzoni di Dorothy in italiano, ma in realtà si tratta di Violetta Zironi, la ragazza con l’ukulele terza ad X-Factor, e non la beniamina argentina del telefilm Disney.
Il Cinecittà di Paolo Pagliarani