Il Misano è nella storia del calcio italiano. Ci è entrato a pieno titolo sabato scorso quando, a Roma, su un campo brutto e spelacchiato, ha battuto il Soverato (2-0) cucendosi sul petto il primo Tricolore della sua storia calcistica. Uno scudetto che assume un fascino ancora più particolare perché arrivato proprio nell’anno del 500° anniversario della città adriatica. Un capolavoro raccontato tutto nei numeri: dalla fase regionale alla finalissima, i biancoblù hanno giocato 8 gare mettendo insieme altrettante vittorie, realizzando qualcosa come 27 reti e subendone solo 4. Ma soprattutto dimostrando una superiorità netta e schiacciante in ogni gara. Pensare che era il gruppo più giovane dell’intero lotto dello Stivale. Una squadra capace di conquistare sempre più misanesi, tanto che sabato, al “Casal del Marmo”, erano in centinaia, con pullman e tanto di corteo di macchine al seguito.
“Ringrazio a nome di tutti i misanesi questo splendido gruppo di giovani – sottolinea il sindaco, Stefano Giannini anche lui presente sulle tribune della Capitale – che nell’anno del nostro 500° anniversario ci ha regalato questa grande gioia”.
Dal primo cittadino a chi ha creduto fortemente nel progetto settore giovanile, Andrea Signorini.
“È una soddisfazione enorme e non mi vergogno a dire che quando l’arbitro ha fischiato mi sono commosso. Per questa società è un orgoglio potersi fregiare di uno scudetto. Ma soprattutto è un orgoglio aver visto tanta gente seguirci fino a Roma: continuo a dire che questo sport è un veicolo pubblicitario fondamentale per la città. Grazie a questa affermazione siamo finiti su tutti i media nazionali”.
Soprattutto ci sono finiti loro, i ragazzi, e chi li ha seguiti nelle ultime due stagioni facendoli fare un salto di qualità enorme: Fernando De Argila. E non è un caso. Perché il mister arriva dalla “cantera” del Barcellona dove insegnano a giocare fin dai Pulcini.
“Ringrazio tutti i ragazzi perché sono stati eccezionali, hanno fatto qualcosa di straordinario – dice in una lingua che è un miscuglio tra italiano e spagnolo – pensare che a settembre c’era gente che ci derideva. Dicevano che non avevamo futuro, che una squadra così giovane sarebbe arrivata a Natale e poi avrebbe mollato e tutte queste storie. Un giorno ho chiuso i ragazzi nello spogliatoio, ho detto ad ognuno di loro di tapparsi le orecchie e pensare solo a lavorare e che se lo avessimo fatto, alla fine avremmo vinto. E questo è quanto”.
Lavoro e applicazione: i due comandamenti massimi del De Argila pensiero.
“Voi in Italia siete indietro di anni luce rispetto a molti paesi europei. Sento dire che Inghilterra e Spagna hanno campionati più forti, non è vero, hanno solo il coraggio di buttare nella mischia i giovani. Qui, invece, sembra che l’essere giovane sia un difetto”.
Per non parlare della cultura calcistica.
“Bueno, qui tocchiamo un tasto antipatico. La mia convinzione è che ai bambini, fin da quando arrivano al campo per la prima volta, va insegnato il gioco del calcio. Devono essere capaci di muovere la palla in ogni situazione. È quello che ho chiesto ai ragazzi da quando sono arrivato e in due stagioni hanno fatto un salto mortale”.
Ragazzi che mai come in questo momento rappresentano un valore aggiunto del Misano: sia per la prima squadra, sia per le casse.
“Quasi tutti hanno già avuto esperienze in Promozione ed Eccellenza. I vari Tonti, Siliquini, Costa, Grassi, Serafini hanno giocato titolari e sono tutti ’93. Altri, come Santiago, invece, hanno richieste dal calcio professionistico, addirittura dalla serie B”.
A dimostrazione che quando hai una buona programmazione e voglia di lavorare i risultati arrivano. Sempre.
Francesco Barone