Un salto di qualità è richiesto anche per orire prospettive di lavoro mi gliori e più stabili agli occupati del settore, in prevalenza donne e giovani, tra cui tanti immigrati. Senza le quali le oramai annuali lamentele, degli operatori, del personale che non si trova appaiono tanto rituali, quanto vuote invocazioni. Nel settore alloggio e ristorazione della provincia di Rimini lavorano, in qualità di dipendenti, oltre 30.000 persone, di cui un buon 60% donne. Considerando che meno di un dipendente su sei ha un contratto a tempo indeterminato, la media delle giornate lavorative non supera le 130 l’anno, meno della metà del settore mani fatturiero, per un salario lordo giornaliero di 58 euro per le donne e 64 euro per gli uomi ni (Inps, Osservatorio lavoratori dipendenti).
Nell’ipotesi di un orario giornaliero di 8 ore, ma sappiamo che spesso sono molto di più, si tratterebbe di circa 7 euro l’ora. Taria che scende in proporzione alle ore in più lavorate.
Siamo in una situazione di lavoro povero, in cui un salario minimo legale di 9 euro costituirebbe già un miglioramento, ancorché piccolo, per tanti/e. È vero, molti sosterranno che questo è lo stipendio in chiaro, poi c’è il nero. Ma il nero, il fuori busta, ancorché pratica diusa, non fa di un lavoro un buon lavoro. Domani, non ti farà avere una pensione. Anche perché spes- so è subìto, dal dipendente, e non è frutto di una libera scelta. Da qui, anche, la diserzione.
Tutto ciò considerato, la conclusione è che chi dovesse lavorare esclusivamente nel turismo si porta a casa una retribuzione media annua inferiore a 8.000 euro, a fronte di 26.000 euro pagate dal manifatturiero. Siamo a meno di un terzo. Certo, il massiccio ricorso a contratti stagionali contribuisce non poco ad abbas- sare la media. Ma nemmeno il confronto tra contratti a tempo indeterminato pareggia i conti: 15.000 euro il salario medio nel turi – smo, 28.000 euro nel manifatturiero. Non è una specicità riminese, ma un po’ in tutto il mondo il turismo paga meno. Poi, certo, anche la tipologia di mercato ha il suo peso. Per esempio, a parità di condizioni, Venezia e Firenze, città che richiamano un turismo culturale, pagano il personale meglio. Per rendere il nostro turismo più attrattivo e conveniente bisogna agire su due fronti: alzare il livello dei servizi, a cominciare da quelli ricettivi; allungare, con nuovi prodotti, oltre al balneare, il periodo lavorativo (di apertura degli hotel). Attualmente, ere e congressi, contribu iscono, nel periodo ottobre-aprile, al 16% del totale dei pernottamenti. Portare questa per- centuale extra stagionale al 30%, nel tempo ragionevole di un decennio, sarebbe già una sda importante. Secondo un’indagine di Airbnb, presentata all’ultima era sul turismo di Berlino, tre sono le tendenze dei viaggiatori per i prossimi anni: quotazioni in crescita per le mete di lunga distanza, dove abbinare vacanza e telelavoro; motivazione culturale, soprattutto da parte dei giovani; crescita dei viaggi di persone sole, soprattutto donne.