L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Ma come tutto ciò che esiste in democrazia, la forma di governo più fragile in assoluto, anche il lavoro, senza un’adeguata vigilanza, rischia di deviare verso forme che lavoro non sono, perché dissociate dai suoi elementi fondamentali: dignità, sicurezza, equità. Possono sembrare ovvietà, ma se guardiamo alla cronaca degli ultimi anni, in cui precariato, caporalato e morti bianche l’hanno fatta da padrone, appare evidente che così non è. Guardando al nostro territorio, inoltre, proprio negli ultimi mesi ha tenuto banco il tema della scarsità di lavoratori stagionali, causata, secondo molti, da un mondo del lavoro romagnolo non troppo incline a offrire condizioni di impiego chiare e trasparenti. Sempre più importante, dunque, vigilare. A fare un’analisi della situazione del territorio è il Direttore dell’Ispettorato del Lavoro di Rimini, la dottoressa Raffaella Anna d’Atri.
Dottoressa d’Atri, partiamo dai numeri. Quante ispezioni del lavoro vengono svolte ogni anno in provincia di Rimini?
“È complicato approfondire questo argomento partendo dai numeri assoluti in un anno come questo, il secondo da quando è scoppiata la pandemia. Per intenderci, prima della pandemia siamo sempre riusciti a fare in media 700 ispezioni l’anno. Nello specifico: nel 2018 sono state 680 e nel 2019 ben 720. L’arrivo del Covid-19, per ovvi motivi, ha inciso molto su questi dati, se pensiamo che nell’intero 2020, in cui la nostra attività si è dovuta fermare anche per lunghi periodi dell’anno, le ispezioni effettuate sono state appena 261, fino ad arrivare al 2021, che ad oggi ci ha visto svolgere oltre 150 ispezioni. I numeri assoluti, dunque, non riescono a dare un quadro esaustivo della nostra attività in questi anni. Mi sento, però, di dire questo: negli ultimi anni, a prescindere dal Covid-19, la nostra attività d’ispezione stava già risentendo di un certo rallentamento”.
Per quale motivo?
“Per una sensibile diminuzione soprattutto del personale amministrativo, che ha riflessi anche su quello ispettivo. Tutto ciò incide direttamente sulla nostra attività: se la situazione del nostro personale non cambierà, anche qualora nel 2022 (come molti auspicano) si tornasse a una situazione pressoché normale, è probabile che i numeri delle nostre attività d’ispezione risultino comunque sotto la media”.
Lasciamo da parte i numeri, dunque. Su quali settori si concentra maggiormente l’attività ispettiva a Rimini?
“Viste le caratteristiche del territorio riminese, il cuore della nostra attività non può che essere la stagione estiva e, di conseguenza, i settori ad essa legati, come alloggio, ristorazione, costruzioni e servizi. Non solo, importante anche l’attività nei confronti del settore manifatturiero. Allo stesso tempo, però, come Ispettorato territoriale siamo chiamati a concentrarci anche su tutte quelle attività che fanno parte della programmazione dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che negli ultimi anni si è focalizzata molto sui temi del caporalato in agricoltura o della sicurezza sul lavoro, ad esempio, nel settore dell’edilizia”.
A proposito di caporalato: si tratta di una grande emergenza di questo periodo storico ma, a Rimini, non è mai stato un tema centrale. Qual è la situazione attuale nel riminese?
“C’è sicuramente una crescente attenzione sul tema da parte dell’Ispettorato di Rimini, soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza che non si tratta di un problema che attiene esclusivamente all’agricoltura, ma che possono nascere forme di caporalato anche in altri settori. Guardando nello specifico al territorio riminese, però, posso ancora confermare che non si tratti di un fenomeno concreto o prioritario oggi”.
Quante e quali sono le irregolarità più frequenti?
“Delle ispezioni che svolgiamo, le irregolarità riscontrate stanno raggiungendo, negli ultimi anni, punte che vanno oltre il 70% dei casi. E si tratta tendenzialmente di violazioni legate al lavoro nero, agli orari di lavoro, a fenomeni interpositori e appalti illeciti. Irregolarità per le quali è prevista la sospensione dell’attività imprenditoriale, oltre che la possibilità di sanzioni pecuniarie civili e penali: guardando al quantum, si sono registrate nel 2019 sanzioni civili per 200mila euro e sanzioni penali per oltre 100mila euro. Nel 2020 le sanzioni civili sono addirittura aumentate (perché a fronte di una minore attività ispettiva causa Covid-19 siamo stati in grado di chiudere un maggior numero di pratiche pendenti) arrivando a 230mila euro, mentre il valore delle sanzioni penali nello stesso anno si è attestato sui 30mila euro”.
Concludiamo con uno dei temi più “caldi” degli ultimi mesi a Rimini: la scarsità di lavoratori stagionali. Molti hanno ipotizzato che questo fenomeno sia dovuto a un generale rifiuto da parte dei lavoratori a sottostare a condizioni considerate proibitive o poco dignitose. Che idea si è fatta sull’argomento?
“In questa fase così difficile a livello economico si tende, più che a non assumere ricorrendo al lavoro nero (che comunque rimane diffuso) a non corrispondere il dovuto ai lavoratori. In sostanza, la tendenza è quella di assumere regolarmente ma non pagare. E si sta parlando di mancati pagamenti, in molti casi, totali. Per cui è frequente, ormai da alcuni anni, che i lavoratori si rivolgano all’Ispettorato anche prima che la stagione giunga al termine. E questo potrebbe essere uno dei motivi a cui poter ricollegare la dichiarata difficoltà a reperire manodopera stagionale, riscontrata questa estate sul nostro territorio”.