Mad Man Moon: il “pazzo uomo luna” (questa è per i fans dei Genesis come il sottoscritto) in questo caso è Dario (Giuseppe Battiston), agricoltore con il pallino dello spazio sin da bambino, che nella sua cascina del Polesine ha costruito un razzo rudimentale per andare sulla Luna. In paese lo prendono per matto e il fratello Mario (Stefano Fresi) prova a dissuadere il folle sognatore Mad abbandonare l’impossibile impresa.
Questa è la storia de Il grande passo, storia di un “lunatico” sognatore, capace di guardare al satellite della terra come una meta possibile e non irraggiungibile. Un film che sarà nelle sa- le da fine agosto, un film per tutti coloro che guardano in alto e preferiscono spiccare un balzo verso l’ignoto, piuttosto che restare nel rassicurante contatto con il suolo terrestre.
In questa commedia agrodolce di Antonio Padovan, già regista di Finché c’è Prosecco c’è speranza, ci si muove da Roma (dove vive Mario, proprietario di una ferramenta) al Polesine (la terra di Dario), guardando alla luna, meta ideale di poeti, scrittori e artisti che hanno spesso alzato gli occhi al cielo per trovare l’ispirazione. Il cinema ha un debito iconografico enorme con la luna dai tempi del celebre film di Méliès Voyage dans la lune (1902) con il razzo confic- cato nell’“occhio lunare, simbolo di una nuova arte che penetra nello sguardo dello spettatore e non lo molla più.
Il grande passo è anche l’ultimo film dove appare il compianto Flavio Bucci (nel cast segnaliamo le presenze di Camilla Filippi, Roberto Citran, Teco Celio e Ludovica Modugno) ed è un’occasione per incrociare una commedia italiana con antieroi comici e malinconici che preferiscono vivere nel segno dell’utopia piuttosto che scegliere la “normalità” professata dai vicini di casa che non digeriscono i sogni del “pazzo uomo luna”.