Si scrive Piano Strategico, si legge “un bambino piccolo che ha bisogno di essere seguito. Un solo schiaffone e lo abbatti”. Sono state queste le parole utilizzate da Maurizio Ermeti, responsabile del lavoro realizzato da Rimini Venture per la città del futuro, nello spiegare che cosa si è fatto e che cosa si farà nell’ambito del mega gruppo di lavoro, che ha unito intorno ad un tavolo circa 60 associazioni, per un totale di 94 incontri, suddivisi in 14 ambiti.
Il messaggio è chiaro: “questo documento è uno strumento che ha poca forza, che deve essere capito” e ancora: “bisogna ragionare sul generale e non sul particolare. È troppo presto per fare delle valutazioni sulle singole azioni”.
Un documento guida, quindi, che indica quali sono le priorità e che volto si vuole dare a Rimini, quali le cose che non piacciono e quali le cose da cambiare, non solo per rimanere una città competitiva sul mercato nazionale e internazionale, ma anche e soprattutto per fare della città una città a misura d’uomo.
Un Piano una mission
L’uomo al centro e Rimini come luogo d’incontro sono i due grandi fili conduttori che dovranno sottostare ad ogni tipo di scelta. “Non vogliamo costruire per i nostri figli una città che misuri la sua vivibilità in base al Pil prodotto. Sarebbe stato semplice operare in questo modo, invece abbiamo deciso di prendere un’altra strada, con la speranza che Rimini diventi un punto di riferimento anche per altre città che si stanno ripensando”. Il cittadino deve, infine, essere lui il protagonista dello sviluppo e nell’ottica della “grande città dell’incontro” si deve fare il possibile per creare tutti gli spazi e le occasioni che permettano la messa in atto di questa comunicazione e partecipazione.
Trattasi, dunque, di uno strumento di lavoro e di ulteriore confronto per le attività che più concretamente verranno realizzate nel futuro prossimo. Rimandati a settembre, infatti, l’individuazione con il Comitato scientifico degli strumenti di governance per l’attuazione del Piano; una nuova valutazione del documento da parte dei Gruppi di lavoro; la discussione del Piano Strategico con la comunità riminese; la presentazione e la discussione del Piano in Consiglio comunale e provinciale.
Nel dettaglio… 5 ambiti
Linee guida a parte, qualcosa di più specifico gli 8 gruppi di lavoro lo hanno prodotto.
In primo luogo si sono individuati cinque filoni di intervento, filoni chiave, attraverso i quali si presume che passi il nuovo volto di Rimini: creare le condizioni per sviluppare un nuovo rapporto con il mare; costruire un nuovo modello di viabilità, più sostenibile sia per l’ambiente sia per le persone; puntare a un sistema di imprese che ponga al centro le persone e l’innovazione; realizzare una coesione del territorio; creare una nuova immagine della città dove la cultura formi e informi le persone.
In generale tutti gli attori coinvolti, istituzionali e non, hanno dato parere positivo all’impianto del documento e alle linee guida espresse. E se da una parte il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, precisa con orgoglio che la presentazione del documento avviene allo scattare dei due anni dalla realizzazione del Comitato Promotore, rispettando perfettamente la tabella di marcia e le intenzioni espresse appena 24 mesi fa, il neo presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, pone l’accento sulla necessità di fare delle scelte e di non ritardarle, poiché precisa: “siamo in un momento storico in cui non è più possibile rimandare. Si devono fare delle scelte anche se queste cozzano con i gruppi di opinione”. Anche Maurizio Melucci, vicesindaco del Comune di Rimini con delega al piano strategico e innovazione turistica strategica, parla dell’importanza della pianificazione del futuro della città: “Non è un libro dei sogni, è un qualcosa di reale; anche se adesso si devono individuare le priorità in base alle risorse. Così come si dovranno individuare le modalità con le quali governare. Importante, infine sarà coinvolgere gli altri Comuni del territorio in questo grande progetto”.
Chi farà cosa?
“Chi farà cosa?” È questo l’interrogativo che si pone Alfredo Aureli, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini. Una crescita senza strategia è impensabile, è il succo dell’Aureli pensiero: “ora – continua – questo lavoro deve essere tradotto con un piano economico, di fattibilità, in poche parole attraverso progetti reali”. Spazio poi ai soggetti privati, la quale collaborazione non si può più escludere; recuperare le cose buone e risanare le ferite esistenti, come per esempio lo stato di piazza Malatesta e del teatro Galli. Puntare, infine, sul turismo culturale se si vuole essere una città europea, “Rimini coniuga in se sia gli aspetti storici sia di evasione”. Tutto questo si può fare, a detta del presidente.
Ora non resta che aspettare i nuovi passi, con la speranza che questo bambino piccolo piccolo non venga, nel frattempo, schiaffeggiato.
Angela De Rubeis