La storia del nautofono del porto di Rimini è ormai nota a tutti. Lo hanno dismesso qualche anno fa per decisioni superiori, lo si vorrebbe ripristinare e il Comune era pronto pure a metterci qualche migliaia di euro ma l’ente preposto in tre anni ancora non si è deciso sulla modalità per ricevere il corrispettivo del pagamento. Perciò mi permetto di suggerire una soluzione che permetterebbe di aggirare la burocrazia e fare la figura mica dei provinciali lagnoni, ma di quelli avanti e pure parecchio. In caso di nebbia, quando appunto il nautofono faceva sentire la sua presenza e il suo caratteristico ululato, basterebbe proiettare luci al laser che ne riproducono fedelmente la sagoma, ovviamente con un potente altoparlante a riproporne il suono. L’effetto è assicurato, visto che spesso questi spettacoli si avvalgono proprio di “pareti di fumo” artificiali che qui sarebbero a gratis. E se la nebbia non c’è non serve il nautofono (la teoria sulla nebbia di Totò in stazione a Milano era diversa, ma non apriamo complesse parentesi). E se qualche riminese fuori sede avesse nostalgia del faro, basterebbe un’app sul telefonino che ne riproduce forma e suono: il nApptofono. Con buona pace della burocrazia che ostacola, strano eppure vero, chi pure vorrebbe pagare. A proposito: cento euro per la consulenza, grazie.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini