Giuliana Superchi porta al collo una targhetta, come tutti i bambini che vengono affidati alle hostess per un volo. È il 27 giugno 1980: il DC9 Itavia decolla da Bologna destinazione aeroporto Punta Raisi (l’attuale scalo intitolato a Falcone e Borsellino). Quel viaggio, da Rimini alla Sicilia, non è nuovo per Giuliana. “L’ultimo è stato a Pasqua, con la frangetta appena tagliata, le guance ancora più tonde e gli occhi simili a due more” racconta l’amico di famiglia Nico Colombo. Stavolta però è diverso. Al suo papà Roberto Superchi, un misanese che l’attende in Sicilia, porta due regali: la pagella, nascosta nella valigia, e un sogno che si trasforma in realtà. Giuliana andrà a vivere con il suo papà. Non solo per le vacanze, secondo la prassi consolidata dei figli dei separati, ma per sempre. Mamma è d’accordo. Giuliana lascia la mano dei nonni a Bologna per salire sul volo Itavia. Da quell’aereo non scenderà mai più. Roberto Superchi (nella foto) non rivedrà più sua figlia. Lo stesso dolore provato da Edo Volanti e Anna Giovagnoli, i genitori di Marco.
Tra gli 81 passeggeri del volo Itavia spezzato poco prima delle ore 21 sui cieli di Ustica c’erano anche questi riminesi, 47 anni in due.
Marco Volanti, 36 anni, viveva in famiglia a pochi passi da piazza Mazzini, a Rimini. Il padre Edo è deceduto, mentre la mamma Anna Giovagnoli vive ancora nella casa di via Circonvallazione occidentale. La sua famiglia è una delle prime tre (insieme a quella di Antonella, Vincenzo e Giuseppe Diodato e a quella di Carlo Parrinello) che ha intrapreso la causa civile e che ora lo Stato deve risarcire per 1.240.000 euro come ha stabilito la Corte di Cassazione confermando – era il 14 giugno 2010, dopo il primo grado terminato il 30 giugno 2007 – la condanna inflitta dalla Corte di Appello di Palermo.
La sentenza non può cancellare il dolore. “Lasciateci stare, questa storia ci lacera ancora”, è l’unico commento di Anna, la madre di Marco Volanti, morto a 36 anni con altre ottanta persone sul Dc-9 Itavia. Non vuole aggiungere altro. Dalla sua casa di Rimini preferisce interrompere la comunicazione, dopo poche parole. Il figlio Marco, fresco di assunzione alla Snam Progetti, non ha mai potuto far valere sul campo quella chiamata.
Nel frattempo il padre di Marco è morto. Sono cambiati anche gli avvocati. A raccogliere il testimone di questa vicenda sono Vanessa e Fabrizio Fallica di Palermo, insieme ad Alessandro Zanzi di Varese.
“Dopo 33 anni di menzogne, coperture, segreti e tante altre vittime – ha affermato Superchi intervistato dal Carlino – finalmente vengo a sapere quello che sapevo già. Sulla vicenda, finora non ho sentito un commento da un politico. Sono troppo impegnati nella guerra alle poltrone. Per cui, forza grandi uomini politici: uscite allo scoperto e dimostrate che siete anche voi dei padri veri anche se su quel volo non c’era vostra figlia”.
Roberto Superchi per tutti a Rimini era “Mondo”, il soprannome di battaglia per un chitarrista e vocalist che si esibiva all’Altro Mondo Studios e incideva dischi con lo pseudonimo Robert Mondo et “Les Grillons”. Poi è nata Giuliana, l’amata figlia, ma la relazione con la madre si è interrotta e Mondo ha preso a fare l’animatore nei villaggi turistici fino ad approdare in Sicilia. Qui l’avrebbe raggiunto la figlia, 11 anni, “La gatta” di Gino Paoli da canticchiare, una pagella e una bambola stetta al petto alla partenza, l’unica cosa che è stata ritrovata di lei dopo l’esplosione. Ha voluto aspettare il risultato di V elementare, e così ha ritardato la partenza. Aveva già preparato una stanza con alcuni giochi e una bambola, pronta sul letto vicino al cuscino con un biglietto. “Poi ha preso quel volo che doveva farla arrivare da me e che invece l’ha portata via per sempre”.
La storica decisione della Cassazione non fa cambiare idea a Superchi. A lui del risarcimento non importa nulla. Lo ha già dimostrato anni fa, quando dal palco del Maurizio Costanzo Show ha devoluto un risarcimento di 75 milioni di lire alla Lega del Filo d’Oro. Superchi è stato anche il promotore della campagna “50 lire per la verità su Ustica” con la quale raccolse 75 milioni di lire per pagare gli avvocati delle famiglie delle 81 vittime dell’aereo. A Giuliana non si può portare neppure un fiore, perché lei è rimasta nel mare.
Paolo Guiducci