Che sia un momento difficile per l’economia è stato detto così tante volte che ormai non fa quasi più effetto. Di lavoro ce n’è poco, il tasso di disoccupazione è alto e in molti si ritrovano a sfogliare quotidianamente i giornali con offerte di lavoro. Eppure, a guardare queste pagine, le proposte non mancano. Per la maggior parte si tratta di offerte per i cosiddetti venditori, gli agenti di commercio. Sono figure professionali molto richieste, ma di cui si sa, in effetti, poco. Un lavoro che, come ci spiega Roberto Amovilli, presidente del sindacato indipendente Usarci di Rimini, è in netta ripresa, nonostante le difficoltà del momento.
“Una decina di anni fa, quando ci fu l’esplosione del fenomeno internet – racconta Amovilli – in molti pensarono che la figura dell’agente di commercio fosse arrivata alla sua fine naturale.Il cliente poteva relazionarsi direttamente con l’azienda evitando gli intermediari. Ma non è stato così. Nei rapporti di vendita e di relazione, la figura umana è ancora molto importante”.
Alcuni numeri
Si stima che l’80% del prodotto interno nazionale circoli grazie alle intermediazioni. In Italia sono 300.000 gli agenti iscritti all’albo. Nella nostra provincia 1.700. Secondo i dati della Camera di Commercio di Rimini, di questi, 460 si occupano di elettronica, prodotti farmaceutici, cancelleria, 430 del reparto ortofrutta, alimentari e bibite, e a seguire gli altri settori (abbigliamento, mobili, accessori, etc.). Più difficile stabilire una fascia d’età predominante, anche se una delle lamentele principali del sindacato è proprio il mancato ricambio generazionale.
“Quella dell’agente di commercio – continua Amovilli – è in assoluto la professione più richiesta dal mercato. Nel contempo, però, mancano nuovi arrivi”.
Per i sindacati la colpa è del carico fiscale eccessivo, della mancanza di ammortizzatori sociali, e anche del continuo aumento del prezzo della benzina, un fattore che pesa non poco sul bilancio di un agente. Ma non sono tutti dolori. Si possono scaricare dalle imposte metà della benzina acquistata e anche parte del costo della vettura, che si cambia in media ogni 4 anni.
“Stiamo parlando di una professione davvero appagante, soprattutto per i giovani. – continua Amovilli – I tratti che affascinano di più sono sicuramente la libertà e l’indipendenza. Un tempo si diceva che fosse sufficiente un’automobile, una valigetta e si poteva cominciare. Ma serve molta professionalità, bisogna essere preparati e motivati. Però rimane il fatto che è un lavoro che lascia libertà e che permette di organizzarsi autonomamente”.
Da mono a plurimandatari
“Le cose sono cambiate. Prima esistevano molti agenti monomandatari, che lavoravano, cioè, per una sola azienda. Ora invece il mercato si sta orientando verso i plurimandatari, che hanno cioè diverse aziende per cui lavorano. Altre cose su cui stiamo puntando sono le agenzie di agenti di commercio. Un sistema che raggruppa i singoli professionisti in modo da dare più forza contrattuale e anche più professionalità. Una sorta di agenzia di professionisti che lavorano individualmente ma uniti. Sempre come sindacato ci stiamo attivando per chiedere la certificazione per l’agente di commercio. In questi ultimi anni sia le aziende produttrici che quelle che acquistano hanno ottenuto questo certificato. L’agente no. Il fatto che l’agente non sia coperto da questa garanzia di qualità è ciò che spesso permette alle grandi aziende di scavalcare i professionisti a favore di chi si improvvisa del mestiere con tariffe molto più basse rispetto a quelle del contratto nazionale. Con l’introduzione della certificazione anche per l’agente si potrebbe finalmente colmare questa lacuna e dare ancora più professionalità al nostro lavoro”.
Come si diventa del mestiere?
Forse non saranno più sufficienti solo un’automobile e una valigetta, ma come si diventa agenti di commercio?
“Per iscriversi all’albo è sufficiente avere un diploma in ragioneria, o da perito aziendale, oppure una Laurea in Economia e Commercio. Per chi ha titoli differenti c’è un corso di alcuni mesi, organizzato qui da noi da Ascom, che permette di ottenere l’abilitazione. A quel punto si apre partita Iva e si comincia”.
A quel punto l’agente è fatto. La propria auto diventa l’ufficio, un cellulare, magari un computer portatile e si può cominciare a viaggiare per guadagnare. Ma quali tratti fanno di un agente di commercio un bravo venditore? È ancora vero il detto che si deve essere capaci di vendere un frigorifero agli eschimesi?
“No, non sono d’accordo. Quello che serve, al contrario, è proprio una maggiore etica. Alla fine un agente rappresenta un’azienda, e l’azienda il cliente lo deve coltivare, deve stringere una collaborazione. Immaginiamo pure di vendere un frigorifero ad un eschimese. E poi? A parte il guadagno momentaneo, quello, appena si rende conto di essere stato preso in giro, non vorrà più avere nulla a che fare con noi. I rapporti di lavoro vanno costruiti sulla fiducia, non certo su poche vendite ben piazzate e poi basta”.
Stefano Rossini