1985, un anno magico per l’animazione. Nasce infatti lo Studio Ghibli, creato da Hayao Miyazaki, Isao Takahata e Toshio Suzuki, da cui usciranno film meravigliosi. Il film di debutto dello studio che utilizzerà come logo l’icona del magico Totoro, è Il castello nel cielo (1986), finalmente arrivato sugli schermi italiani a seguito di un necessario recupero che ha toccato altri titoli come Totoro e Porco Rosso, di cui si parla di un probabile sequel a firma Miyazaki. Che i fascinosi film del maestro giapponese siano disponibili anche agli occhi italiani (piccoli e grandi) è un bene, perché si tratta di animazione superlativa. Il castello nel cielo è storia avventurosa, “diretta ai bambini di IV elementare” (parola dello stesso autore): la seducente invenzione dell’isola fluttuante nel cielo, la coppia di giovani e coraggiosi eroi, il piccolo minatore gallese Pazu e la principessa Sheeta che possiede una pietra magica collegata alla misteriosa isola Laputa, la simpatica banda di pirati, manigoldi per vocazione ma con il cuore al posto giusto e il perfido e avido Muska, sono gli elementi caratterizzanti di una storia irresistibile, in cui si ritrovano elementi dalla tradizione letteraria (Laputa si ritrova nei Viaggi di Gulliver di Swift), citazioni cinematografiche (la miniera di Com’era verde la mia valle e la scazzottata virile che rimandano a John Ford), immagini che non possono non aver ispirato recenti intuizioni visive per film di successo (i designer di Avatar non hanno visto il film di Miyazaki?), oltre ad ironia e poesia, per un racconto di pregio che offre magia, divertimento, un pizzico di malinconia, fantasia e tanto cuore (come quello dei ferrosi robot capaci di donare un fiore alla piccola principessa). Un cartoon da non perdere: il tempo non ha certo usurato questa scintillante favola.