L’economia dell’occulto non conosce crisi. Anzi, si nutre di essa. Con la diminuzione del lavoro e la maggiore precarietà dell’esistenza, gli italiani che si affidano ad astri ed amuleti sono diventati uno su cinque, almeno secondo l’ultima rilevazione del 2013 (erano uno su sei nel 2010). Un giro d’affari da 8.3 miliardi di euro, per lo più in nero. Quello dell’esoterico è un universo dai confini rarefatti in cui talvolta si finisce imbrigliati da ‘professionisti’ truffaldini che trasformano clienti vulnerabili in veri e propri bancomat, come ha dimostrato la recente cronaca locale. E a denunciare sono sempre in pochi. Nel caso del 2013 della «maga di Viserba», nessuno della folta schiera della parte offesa sporse denuncia per iniziativa propria, fu la Guardia di Finanza a convincerli a farlo.
Quello di maghi e cartomanti è un mercato in cui ci si muove senza bussola, per passaparola, dietro il consiglio di un amico o dopo aver letto una pubblicità. Su Google impazziscono i contatti; in tanti hanno siti web e pagine Facebook, anche a Rimini e dintorni.
Io e i maghi. Provo a contattarne qualcuno.
“Che tipo di problema hai?”, mi domanda al telefono un sedicente mago. Dopo avergli detto – fingendo – di essere disoccupato, arriva presto al sodo. “Mi devi fare una ricarica di 20 euro su questo numero. Dopo di che mi chiami e ti faccio il consulto. Va bene? Lo vuoi fare oppure no? Sono di fretta”. Gli dico che preferisco di persona. In tal caso il costo sale a 70 euro. Prezzi più contenuti per un’altra operatrice del settore che si definisce stimata nel circondario perché “da vent’anni leggo tutti i pomeriggi le carte e gli astri per dare sollievo alle persone”. Fare due chiacchiere coi suoi tarocchi a centro tavola costa 30 euro. La durata del consulto è di 45 minuti. Un suo collega dà anche i numeri: quelli del lotto. Riceve in casa dove dice di aver allestito un ufficio e la sua tariffa è molto semplice: un euro al minuto. La sua capacità di interpretare i simboli delle carte la chiama “il mio dono” e mi mette in guardia: “Molti cartomanti fanno delle domande prima di leggere le carte per capire chi sei e per fare poi delle considerazioni scontate. Un professionista – sostiene – deve sapere svelare il presente solo attraverso i simboli”. Gli domando se questi possono spiegare anche perché una persona non trova lavoro. “Certo! Per ogni problema” guarda caso “le carte dicono qualcosa”. Un eloquio certo, quello dei tarocchi, quanto i 20 euro infilati nel taschino a fine seduta.
Il parere del GRIS. Seppure la Chiesa abbia una posizione netta, contraria alle pratiche di divinazione, ci sono tanti cattolici in coda all’uscio dei cartomanti. Come spiega Elena Melis, presidente del Gruppo di Ricerca ed Informazione Socio-Religiosa di Rimini, questi “si rivolgono all’occulto per debolezza, curiosità o superficialità. Il rischio però è lo stesso delle droghe: aspirare ad un alleviamento delle sofferenze che non arriva mai. Questi strumenti offrono risposte che lasciano sempre insoddisfatti, perché non fanno affidamento sulle capacità adulte della persona di affrontare i problemi della vita, ma delegano a qualcun altro la risoluzione di ogni male”. Le risorse su cui puntare? “Quelle personali e gli amici”.
Mirco Paganelli