Affitti e interessi, spese e rinegoziazioni, crediti e prestiti. Sono alcune delle tante voci che compongono il coro del bilancio economico della Diocesi di Rimini, uno spartito che i vertici della Chiesa riminese hanno inteso ”suonare” in maniera collegiale. Il Vescovo Francesco, il Vicario generale don Luigi Ricci, l’economo diocesano don Danilo Manduchi e i sacerdoti riuniti presso il Seminario di via Covignano per il tradizionale incontro del presbiterio, hanno potuto così leggere lo spartito di numeri e voci che comporranno il bilancio della Diocesi.
In questa occasione si è cercata la più ampia trasparenza, sulla scia del modello “Chiesa-casa di vetro” sempre più abbracciato e proposto da Papa Francesco. “Come in ogni buona famiglia, anche la chiesa riminese si mette a tavola per fare i conti”.
L’attuale congiuntura non risparmia neppure la Diocesi ma in via IV novembre c’è tutta l’intenzione di affrontare con serenità e responsabilità la situazione. “La situazione economica è seria, e va presa seriamente in mano con misure adeguate, proprio per non ridurre la qualità dei servizi diocesani. Un esempio? Non avendo alcuna intenzione di ridurre il personale, occorre interrogarsi su come reperire quelle risorse di cui ora non disponiamo più, ad esempio, per il calo delle rendite derivanti dagli affittì”. Don Danilo Manduchi, 60 anni, è l’economo diocesano. Parroco a San Martino in Riparotta, comunità di alcune migliaia di abitanti alle porte di Viserba, ha preso il testimone in Diocesi da don Andrea Baiocchi.
La Diocesi convoca tutti i preti per sottoporre il proprio bilancio. Perché questa scelta?
“L’obiettivo è uno e uno soltanto: la massima trasparenza possibile. La trasparenza è un obiettivo che la Chiesa riminese, con tutti i suoi limiti, vuole perseguire con determinazione. Non solo non ha nulla da nascondere ma intende esplicitare ciò che già è evidente e manifestato dalla «efficienza evangelica» della nostra Caritas, del nostro Centro missionario, della nostra azione rivolta alle giovani generazioni e alla educazione, della attenzione ai mass media, alla cultura e dalle strutture necessarie ad una incisività pastorale. Partecipare alla conoscenza del bilancio economico della Chiesa locale, ha anche un’altro pregio: ci rende tutti corresponsabili”.
>C’è un fastidioso luogo comune che vuole la Chiesa titolare di ricchezze che non mette a disposizione.
“La situazione della Diocesi di Rimini è sotto gli occhi di tutti ma è bene ricordarla. Le «ricchezze» della comunità cristiana sono a disposizione di tutta la società: dalle strutture per le attività agli edifici di culto, dalle strutture formative a quelle ricreative. Senza dimenticare gli asili nido, le scuole materne e quelle elementari, medie e superiori, i centri giovani, gli oratori, le attività sanitarie, quelle caritatevoli, quelle culturali e artistiche a cui contribuiamo”.
Una realtà molto composita che necessita di interventi economici anche molto consistenti.
“La prima voce del capitolo spese è relativa agli esborsi per i lavori nelle parrocchie: quelli più onerosi sono stati pari a 14.725.000 euro che si sono resi necessari per intervenire su 16 parrocchie e 4 rettorie. Altre uscite importanti riguardano la ristrutturazione dell’ex seminario (l’adeguamento alle norme antisismiche necessario per affittarlo come scuola al Comune di Rimini) e la realizzazione del nuovo seminario vescovile intestato a don Oreste Benzi. Anche in questo caso, si tratta di un’opera a disposizione di una moltitudine di servizi diocesani: Istituto di scienze religiose «A. Marvelli», biblioteca, pastorale vocazionale, incontri formativi, riunioni del clero, ospitalità alle parrocchie, scuola per operatori pastorali, incontri e conferenze, convegni e spettacoli teatrali”.
Anche l’Imu pagata dalla Diocesi è una voce importante che supera i 250.000 euro l’anno.
“Le risorse economiche della Diocesi sono state e sono davvero sia a servizio della evangelizzazione, che investimenti importanti per il futuro della Chiesa, che – non ultimo! – hanno creato e mantengono preziosi posti di lavoro per moltissime persone”.
Esiste un debito, ed è un debito importante che sfiora i 34 milioni. Qual è dunque la situazione patrimoniale e quella economica?
“La esposizione debitoria nei confronti delle banche e di altri soggetti è ampiamente coperta dalle entrate non solo presumibili ma definite. Occorre solo aspettare i tempi stabiliti per riscuotere i crediti che ci sono dovuti e rientrare dai positivi investimenti realizzati. Dal Comune di Rimini, a partire dal 2014, riceveremo 1 milione l’anno per i primi 10 dei 60 anni di affitto dell’ex seminario (altra struttura di eccellenza, nella quale c’è posto per più di 800 alunni – oltre a un intero piano destinato ad uffici -, in questo momento indubbiamente una fra le migliori scuole d’Italia) mentre siamo in attesa di recuperare 6.500.000 euro per alienazioni già definite. Rientrare dagli investimenti positivi realizzati, dunque, non è un’utopia ma il risultato di un’economia oculata che vuole e deve essere a servizio della Chiesa e delle persone che la compongono”.
Paolo Guiducci