Una cometa nell’estate del 1860, racconta Carlo Tonini, fa presagire fatti funesti. Garibaldi il 5 maggio è partito da Quarto con i Mille. Il 17 marzo 1861 è proclamato il regno d’Italia. L’annuncio arriva verso la sera del 18. Suonano il campanone e molte bande militari. Addobbi ai balconi, bandiere, spari, luminarie, fuochi artificiali. L’11 e 12 marzo 1860 si è votato per l’annessione alla monarchia costituzionale di Vittorio Emanuele II o per il regno separato. Da una settimana i borghesi avevano messo al cappello un nastro tricolore. La vittoria dell’annessione (con 4.800 sì) era prevista. Delle poche schede stampate per il regno separato, soltanto due ne finiscono nelle urne. Hanno votato anche tutti i braccianti che lavorano alle fortificazioni. Gli hanno passato la giornata di 24 bajocchi.
Il 25 marzo 1860 alle prime elezioni politiche partecipano soltanto 258 dei 575 iscritti, appartenenti al vasto collegio che comprende Rimini ed altri dieci Comuni, da Verucchio a Morciano e Cattolica. I volontari dello stesso territorio alla guerra del 1859 sono circa il doppio degli aventi diritto al voto. L’astensionismo si ripete nel novembre 1870, due mesi dopo Porta Pia, alle elezioni per la Camera: il repubblicano Aurelio Saffi è sconfitto dal liberale conte Domenico Spina che al ballottaggio ottiene 211 voti contro 184. La seconda votazione si è resa necessaria per il basso numero dei partecipanti alla prima (341 su 911 iscritti).
Nel marzo 1860 Ruggero Baldini è divenuto assessore nella prima Giunta comunale riminese dopo l’annessione al regno di Sardegna. Alla politica era giunto attraverso la guerra: nel 1848 aveva guidato 478 volontari riminesi. Cinque di loro erano morti a Cornuda e Vicenza. Tutti appartenevano alle classi più umili. Anche per la Repubblica romana nel 1849 ci sono state cinque vittime. Tra gennaio e marzo 1859 sono partiti per il Piemonte 2.448 volontari romagnoli.
Il 19 marzo 1864 per la festa di san Giuseppe, scrive Luigi Tonini, i Democratici fanno la solita dimostrazione in onore di Giuseppe Mazzini e di Giuseppe Garibaldi. La giornata si conclude con l’uccisione di un noto liberale, il sarto Nicola Nagli. Ex carbonaro ed agente segreto antipontificio, eletto in Consiglio comunale nel 1849 al tempo della Repubblica romana, nel 1859 finito il governo papale il 21 giugno notte, diventa Commissario di Polizia, attento a mantenere l’ordine pubblico. Forse gli costa la vita l’aver difeso un sacerdote aggredito da alcuni militari.
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