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I russi, Rimini e quelle scoperte

Arriva il Natale, ma il nostro viaggio in giro per il mondo alla ricerca di notizie che possano interessare il territorio, non si ferma. Come sempre, guidati da Google, navighiamo i mari tempestosi della Rete. E le domande sono tante. Per esempio, quali sono gli interessi dei molti turisti ex-sovietici che, anche nei mesi più freddi, visitano la nostra città? Cosa piace loro? Cosa fanno quando risiedono a Rimini e non sono in giro per l’Italia ad ammirare le principali città d’arte? A farcelo sapere, con la giusta dose di aneddoti curiosi, sono vari articoli pubblicati sulla stampa del paese russo. Uno di questi è quello apparso nelle scorse settimane sul sito Newsler.ru intitolato, con ironia ma senza troppa fantasia, Il paese della pasta. A scriverlo è il giornalista Kirill Barakov, che descrive il proprio tour riminese. In realtà, come racconta il giornalista, la città è stata una seconda scelta in quanto, “dopo il matrimonio, mia moglie e io volevamo andare in Germania, ma dal momento che era novembre, alla fine abbiamo deciso di recarci in Italia, sperando di trovare un po’ più di caldo”. Detto fatto, e la coppia atterra a Rimini, “così chiamata perché molto simile alla capitale italiana (sic!), per via, ad esempio, dell’Arco sotto cui è passato Giulio Cesare, così come delle rovine dell’anfiteatro romano, che ricorda il Colosseo, anche se molto più modesto per dimensioni”. Una volta terminato questo non proprio precisissimo resoconto storico dell’Ariminum romana, è la volta della fascia costiera della città. “La cosa che più ci ha sorpreso, da queste parti, è il fatto che quasi tutti gli edifici sono costruiti vicini gli uni con gli altri, soprattutto quelli che si trovano in prossimità del mare, la cui costa si estende per oltre 15 chilometri, con un sacco di caffè, ristoranti, e, naturalmente, negozi, perché la città è considerata non solo un paradiso per gli amanti del mare, ma anche per quelli dello shopping”.
Altro resoconto, decisamente più curioso, lo fa un’altra turista, arrivata anch’essa nel mese di novembre, che si compiace subito di una “temperatura abbastanza confortevole, tra i 12 e i 16 gradi sopra zero!”, decisamente alta per gli standard uralici. Tuttavia, dal momento che non è comunque abbastanza caldo “per nuotare o per prendere il sole”, che c’è di meglio, “dopo una notte di tempesta, di raccogliere crostacei e legna da ardere sul bagnasciuga?”. Insomma, la nostra amica russa si lancia con passione nello sport preferito da molti riminesi veraci, veraci come le vongole raccolte, che tuttavia stenta a riconoscere con precisione: “Lo confesso, di che razza siano esattamente i cefalopodi estratti dalla sabbia dai Riminesi, non saprei dirlo con certezza. Non che c’abbia pensato molto ad ogni modo. C’era troppa concorrenza durante la raccolta!”.
Chissà se, alla fine, la nostra amica è riuscita a godersi il frutto della sua caccia al mitile spiaggiato al ritorno in patria. Sarebbe stato, ne siamo sicuri, un souvenir più che degno di una vacanza novembrina.

Fabio Parri