Nella storia del mondo cattolico del secondo dopoguerra, le Acli rappresentano un caso unico per vivacità e per il ruolo assunto nei processi sociali ed ecclesiali. Una conferma viene dall’agile volume Acli Emilia Romagna, 75 anni di futuro 19452020 (pp.115) curato da Walter Raspa, che ripercorre, con sintetiche pennellate descrittive, come le tre fedeltà: alla Chiesa, alla democrazia e al lavoro, si siano declinate nelle nove province emiliano-romagnole (si possono chiedere copie scrivendo a info@acliemiliaromagna.it).
“Floridi” fin dal principio Rimini assume un ruolo di rilievo in queste nozze regionali di platino. Le Acli, nate nel settembre 1944 a Roma, all’interno del sindacato unitario CGIL, come realtà di collegamento fra Chiesa e mondo del lavoro, a Rimini già nell’agosto 1945 contano diversi lavoratori iscritti. Primo presidente è Alfredo Floridi, già componente del CLN, Comitato di Liberazione Nazionale.
In una città distrutta dai bombardamenti, l’Associazione impianta laboratori per la realizzazione di calzature, oggetti di paglia, ricami, biancheria dando lavoro a 60 ragazze. Viene realizzata una mensa in via Patara che ospita ogni giorno 250 operai a cui si aggiungono reduci e deportati di ritorno dalla Germania.
Una seconda mensa è in via Titano con 120 utenti giornalieri. Ogni domenica queste due mense diventano il riferimento anche per i poveri che vengono inviati dagli enti caritatevoli. Nasce una sezione per le pratiche di rimborso dei danni di guerra, mentre si dà vita a corsi di licenza elementare e di preparazione ai concorsi per le Ferrovie. Il 7 novembre 1946 viene costituito a Rimini il CIS, Comitato di Intesa sindacale, che coordina la corrente cattolica all’interno del sindacato.
Presidente del nuovo organismo è Giuseppe Babbi. Le Acli auspicano riforme per la piena occupazione, una più equa distribuzione delle ricchezze e una difesa del salario reale contro l’inflazione. Nel 1948 si consuma l’esperienza unitaria della Cgil, dopo che il patto di unità fra comunisti e socialisti si trasferisce anche in campo sindacale. L’aclista Francesco Gulminelli nel 1950 diventa il primo segretario della Cisl Rimini. Intanto le Acli riminesi continuano a crescere: nell’aprile del 1950 contano 4.000 iscritti compresi in 38 categorie professionali.
Il 10 aprile 1955 presidente delle Acli di Rimini diventa Giorgio Amati. Dopo aver gestito per alcuni anni il periodico cattolico “L’Ausa”, nel 1956 le Acli pubblicano “La Voce del Lavoratore” (periodico ancora pubblicato), intervenendo sui più variegati problemi della scena politico-sociale della città. In particolare sollecitano una migliore programmazione economica e l’adozione di un piano regolatore.
Scrive “La Voce del Lavoratore” nel febbraio del 1962: “Il boom edilizio ha permesso la realizzazione di nuove fortune e di colossali speculazioni. La fascia costiera è stata sfruttata col cemento fino all’inverosimile. Il quinquennio 1957/61 rimarrà nella storia della città di Rimini come uno dei periodi più oscuri per l’abdicazione del potere pubblico verso particolari interessi privati”.
Parole profetiche. 30 anni dopo quella stagione fu definita con un neologismo: “riminizzare” che nel dizionario Olivetti è termine indicato per “deturpare il paesaggio di una località specialmente turistica, con un eccessivo numero di costruzioni di grandi dimensioni”.
Le Acli, oggi
Oggi le Acli provinciali riminesi contano 30 circolie circa 3.500 associati. Presidente è Marco Tamagnini. Oltre alle tradizionali attività di Patronato per le questioni previdenziali e assistenziali e all’Ufficio Lavoro per la verifica delle buste-paga e della corretta applicazione dei contratti, in collaborazione con la Caritas della Diocesi di Rimini, le Acli si sono attivate per la costituzione del “Fondo per il Lavoro”.
Obiettivo: favorire opportunità a uomini e donne disoccupate, attraverso contratti di lavoro subordinati o tirocini sussidiati presso le aziende o con strumenti di sostegno per la nascita di nuove forme imprenditoriali. Ogni anno circa 300 donne si rivolgono allo sportello per il servizio di assistenti familiari, meglio note come badanti o caregiver. Si tratta soprattutto di donne dell’Est ma, causa la crisi, crescono anche le richieste di donne italiane. Uno sportello opera gratuitamente per assistere i cittadini stranieri negli adempimenti amministrativi, in particolare per il rinnovo del permesso di soggiorno.
Presente a livello cittadino fin dagli anni Ottanta, specie con l’attivismo di Paolo Scarponi, è stata l’Enars ora ‘Acli Arte e Spettacolo’. Diverse le iniziative, realizzate fino all’arrivo della pandemia: dal Festival Cartoon Club di cinema d’animazione e fumetto, a mostre fotografiche, rassegne di film, concerti e video. Da segnalare, perché ha coinvolto centinaia di partecipanti, l’iniziativa “Lascia un segno. No alla violenza sulle donne attraverso il linguaggio dell’arte”.
Per il presidente regionale Luca Conti: “Le Acli sono ancora oggi ‘dentro’ i cambiamenti e le trasformazioni della società, con i propri servizi e la propria progettualità associativa.
Questo, nel nuovo millennio, significa soprattutto lotta alla povertà, alle disuguaglianze, anche di genere, alla disoccupazione. In particolar modo significa dare opportunità e futuro ai giovani, proseguendo con i due capisaldi dell’identità aclista:la democrazia e la Chiesa”.
Giorgio Tonelli