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I piedi al mare, cuore e mente in montagna

“La montagna come maestra di vita. La sua bellezza descritta come “un anfiteatro disegnato senza riga e senza squadra da un impareggiabile Architetto”. Fede e amore per il paesaggio delle cime emergono una riga (e una foto) dopo l’altra da In montagna con il cuore e con la mente (ilPonte edizioni), frutto delle riflessioni di Romolo Ricci e del GAS (Gruppo Alpinisti Sanvitesi), messe su carta dopo ogni escursione-ferrata.
Il punto di partenza era la parrocchia di San Vito: “È iniziato tutto una ventina di anni fa – spiega don Giuseppe Celli – quando alcuni di noi, con le loro escursioni, le loro ferrate, pian piano hanno contagiato altri, giovani e meno giovani, una quarantina in tutto. Partivamo alle 4 del mattino e 23 eravamo davanti alle Tofane o ai massicci delle Dolomiti pronti a imbragarci e iniziare l’arrampicata”
C’è chi ha partecipato ad ogni escursione e chi ha fatto parte della compagnia solo per un anno. Romolo Ricci, ha annotato in una sorta di diario alcune di queste esperienze, precisamente quelle comprese negli anni dal 2005 al 2011.
Le pagine veloci, dal passo ritmato si fanno spesso poetiche, si fermano a contemplare un panorama: “Un doppio arcobaleno a semicerchi completi, di cui uno con colori intensissimi, preannucia il bel tempo”.
La montagna è vista come strumento per mettersi alla prova, per superare i propri limiti, per applicare la gioia e la forza, sperimentati durante la “tre giorni”, nella propria vita quotidiana. Il tutto con la presenza della preghiera, grazie anche alla guida di don Celli, e alla voglia di stare insieme in un clima di condivisione e spiritualità da parte di tutti i partecipanti.
Le vette come mezzo per eleversi, per salire in alto, come si evince dalle parole dell’autore: “La vista di queste montagne, ora inondate di sole, ora misteriose e cupe, tanto più grandi di me, mi trasmettono il senso dell’infinito; con esse io identifico il creato e immagino così il Paradiso, dove non possono mancare panorami come quelli di cui sto godendo, assieme a tutte le cose belle di cui abbiamo fatto esperienza nella nostra vita”.
Il libro è stato presentato presso la parrocchia di San Vito e Modesto, alla presenza di alcuni degli escursionisti, giovani e meno giovani. “Quando eravamo ragazzi, venivamo educati a queste escursioni dai più grandi – spiegano alcuni di loro – poi siamo stati noi ad insegnare agli altri e magari a dare una mano e a spronare chi, con qualche anno in più sulle spalle, a volte faticava nei percorsi”.
La prudenza ha sempre accompagnato il gruppo, anche se a giudicare dalle tante fotografie presenti nel libro, le pareti da scalare appaiono davvero alte e ardue. “Fortuna? Protezione dall’Alto? – si domanda don Giuseppe – Fatto sta che non è mai successo il minimo incidente”. La fatica unita alla disciplina e alla collaborazione fa apparire la montagna come una maestra di vita, dove il percorso diventa meno difficile se fatto insieme agli altri, se ci si sostiene, ritrovando il gusto per una vita essenziale, sgombra da quegli inutili oggetti che a volte offuscano le giornate, impedendo di vedere il cielo.
Ferrata Finanzieri o Mesules, Ferrata Giovanni Lipella, Sandro Pertini o Brigata Tridentina sono solo alcune di quelle effettuate. Anche in forma di galleria. Come la Lipella, con la quale si attraversano gallerie che furono scavate dai soldati in una roccia durissima. O la Ferrata delle Trincee che, anche nel nome, parla della guerra del ’15-’18, occasione dunque anche per rivisitare pezzi di storia, attraversandone letteralmente i luoghi e le tracce rimaste.

Silvia Ambrosini