La proposta per i giovani prosegue fino a settembre. È una delle tante iniziative del Campo don Pippo, polmone verde di amicizia, sport, cibo e socializzazione
Incontri a tema, giochi, e la famosa pizza, per concludere le serate a colpi di beach volley, basket e socializzazione. Il menù è quello dei “ Giovedì dei Giovani al Campo don Pippo”, iniziativa appena sfornata e che proseguirà fino ai primi di settembre. Una proposta che attira giovani provenienti da realtà diverse, anche fuori dall’ambito parrocchiale.
“I Giovedì dei Giovani” sono una delle tante, diversificate iniziative del Campo don Pippo, questa preziosa realtà riminese, in zona Casetti, di fronte all’attuale Casa Circondariale, che affonda le sue radici nei primi anni Settanta, ed è sempre rimasta al passo coi tempi. “ Li porto di qua perchè non finiscano di là” ripeteva don Pippo Semprini, l’iniziatore del Campo, riferendosi proprio al carcere.
“Nel corso degli anni sono state realizzate numerose strutture, quali spogliatoi, cucina, campo sportivo, da basket e pallavolo, campo sintetico e palestra coperta. – racconta Elio, uno dei volontari Anspi Sanges che gestiscono l’opera – Tuttora le numerose manutenzioni vengono svolte con largo contributo di volontari, esattamente come le attività che si svolgono al Campo, ciascuno con le proprie disponibilità e capacità”.
“Il Campo don Pippo ha sempre fatto parte delle nostre vite. – è la testimonianza di una coppia, Patrizia e Marco – Abbiamo ricordi molto nitidi di quando eravamo piccoli, di questo campo soleggiato, immenso (erano i primissimi anni ‘80 e avevamo circa 10 anni), in cui si trascorreva la domenica giocando in libertà, correndo e divertendoci senza problemi, perché eravamo in un luogo sicuro e tranquillo, seguiti comunque dagli sguardi dei nostri rispettivi
genitori. Si andava portando spesso anche la cena, così come facevano in tanti, e il pomeriggio si concludeva formalmente con la celebrazione della Messa da parte di don Pippo prima, di don Alvaro poi.
In fondo non era diversissimo rispetto a com’è oggi: certo, a quel tempo il ‘ristorante’ era un semplice capanno in cui si servivano piadine e ghiaccioli, anche allora c’erano i campi da calcio e gli spogliatoi (ovviamente non così curati come oggi), c’era la Cappella, sul fianco della montagnola, proprio come oggi. La montagnola era il vero, grande gioco del Campo, quello più desiderato, quella su cui potevamo salire fino all’inizio della Messa, poi dovevamo scendere tutti (don Pippo ci riprendeva spesso!); ci sporcavamo sempre ruzzolando giù, ogni tanto cadevamo, qualche ginocchio si sbucciava, ma eravamo talmente felici che non ce ne accorgevamo neppure.
Chi lo desiderava, dopo si fermava a mangiare le piadine, oppure si portava qualcosa da casa: giusto il tempo di ‘buttar giù qualcosa’ e noi bambini ci eravamo già rilanciati nei giochi preferiti. Riportarci a casa era proprio una bella impresa.
Il Campo era, ed è, veramente un luogo di ritrovo, di amicizia, di condivisione per grandi e piccoli, un luogo piacevole, un luogo ‘amico’. Oggi lo frequentano anche i nostri figli, grazie alle molteplici attività della parrocchia di San Gaudenzo” e la storia continua…